PADRE RUPNIK NON È PIÙ UN GESUITA: L’ESPULSIONE DIVIENE EFFETTIVA

Padre Marko Rupnik resta un prete ma non sarà più parte dei Gesuiti: dallo scorso 14 giugno già il sacerdote artista degli straordinari mosaici in vari santuari nel mondo (tra cui Lourdes), accusato da diverse donne di abusi sessuali, era stato dimesso dall’Ordine della Compagnia di Gesù. Sono però trascorsi i 30 giorni prescritti e siccome Padre Rupnik non ha impugnato l’atto dei gesuiti, ora l’espulsione è diventata esecutiva e definitiva.



«Insistente e pervicace incapacità di confrontarsi con la voce di tante persone che si sono sentite ferite, offese e umiliate dai suoi comportamenti»: queste le motivazioni addotte dalla Compagnia di Gesù per la “cacciata” di Rupnik accusato da diverse donne di abusi e comportamenti non particolarmente “idonei”. Secondo quanto ha riportato “LaRepubblica”, «l’ordine religioso dal quale proviene papa Francesco, lascerà ai suoi destini anche la comunità-atelier dove padre Rupnik risiede e lavora, a Roma, e pur non parlando esplicitamente di indennizzi si dice disponibile a individuare insieme alle vittime “percorsi” tesi a “trovare pace e riconciliazione interiore”».



ABUSI E “SESSO A TRE”: LO SCANDALO SU PADRE RUPNIK (CHE RESTA PRETE)

«Possiamo dichiarare oggi che lui non è più religioso gesuita», ha scritto padre Verschueren, suo superiore gerarchico, in una lettera che Repubblica ha potuto visionare: secondo quanto si apprende da “Rep” e “Faro di Roma”, l’intento dei Gesuiti era quello sia di espellere Padre Rupnik ma anche di poterlo dimetterlo dallo stato clericale. Il punto è che a livello giuridico non avevano la possibilità concreta e il potere di poter muovere una decisione ben più pesante, ovvero la scomunica: «Diversi motivi, tra cui gli attuali limiti delle normative relative a situazioni simili, non lo hanno permesso», spiega padre Verschueren, sottolineando che la cosa «non è di per sé competenza della Compagnia di Gesù, ma della Santa Sede».



«Da oggi in avanti, per poter esercitare il suo ministero di prete, Rupnik – osserva l’AP in una nota – deve trovare un vescovo diocesano disponibile a incardinarlo – ed eventualmente con lui, gli altri gesuiti che facevano parte del Centro Aletti e hanno chiesto di uscire dalla Compagnia»: il “caso Rupnik” nasce nel 2015 con le prime accuse presentate contro Padre Rupnik, ma è nel 2018 che il “dossier” arriva alla Compagnia di Gesù. «Si trattava di accuse di molestie sessuali e di assoluzione di una complice da parte di padre Rupnik nel peccato contro il sesto comandamento», spiega ancora P. Johan Verschueren SJ, Delegato del Padre Generale Arturo Sosa SJ e Superiore Maggiore per Case e Opere Internazionali di Roma (DIR). Le accuse crebbero e i tentativi di trovare un dialogo con il fu gesuita non trovarono mai un effettivo accoglimento da parte dell’artista: di fronte al reiterato rifiuto di Marko Rupnik di obbedire a questo mandato, conclude la nota dei Gesuiti, «l’unica soluzione rimasta è stata «la dimissione dalla Compagnia di Gesù dal 14 giugno 2023, data in cui ha ricevuto il decreto di dimissione, conformemente alle norme canoniche, ha 30 giorni di tempo per far ricorso». Il 69enne artista, teologo e presbitero sloveno è accusato da una suora di aver parlato, in merito alle accuse presunte di abusi, di «baci nel nome dell’eucarestia e il sesso a tre per imitare la Trinità». Al netto dello scandalo sulla persona Rupnik, dal Vaticano è filtrata negli scorsi giorni la notizia secondo cui una riunione del Dicastero delle Comunicazioni avrebbe stabilito «che nulla impedisce l’uso continuato dei mosaici di Rupnik: l’opera d’arte va giudicata per i propri meriti, e deve essere dissociata dalla vita personale dell’artista».