IL VESCOVO DI TEANO SOSPENDE PADRINI E MADRINE BATTESIMO PER 3 ANNI
Dalla Santa Pasqua per i prossimi tre anni nella Diocesi di Teano-Calvi, Alife-Caiazzo e Sessa Aurunca sono sospesi per decisione del vescovo tutti i padrini e le madrine del Santo Battesimo: decisione importante e piuttosto “tranchant” quella del vescovo Mons. Giacomo Cirulli che sta facendo discutere in queste ore anche a livello nazionale. In sostanza, per i battesimi ai nuovi cristiani dei prossimi tre anni non sarà prevista la presenza della figura del padrino-madrina: non solo, la decisione riguarda oltre al Battesimo anche la Confermazione (Cresima) e l’Iniziazione Cristiana degli Adulti (RICA).
Il decreto fissato dalla Diocesi nel Casertano scatterà dal 9 aprile 2023, giorno della Pasqua di Risurrezione e prevede per l’appunto lo “stop” alla figura dei Padrini e delle Madrine, «Nell’intero territorio delle tre Diocesi sorelle, in via sperimentale e per la durata di un triennio, i Sacramenti del Battesimo e della Confermazione saranno celebrati esclusivamente senza i Padrini o le Madrine, la cui presenza è indicata già dal Codice di Diritto Canonico come non obbligatoria», si legge nel comunicato della Diocesi di Teano a firma S.E. Mons. Giacomo Cirulli. Sarà comunque possibile, in deroga a tale norma, ammettere la presenza dei Padrini e delle Madrine nella celebrazione dei Sacramenti fino al 28.05.2023, Solennità di Pentecoste, esclusivamente per le celebrazioni già fissate nel calendario delle singole comunità. Ai parroci, conclude il comunicato della Diocesi, è data comunque facoltà «di rilasciare o meno il nulla osta per la celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima al di fuori del territorio diocesano; il Vescovo raccomanda, tuttavia, che esso sia concesso per giusta motivazione, come previsto dal Codice, e per ragioni non connesse alla presenza dei Padrini e delle Madrine».
DA TEANO A PALERMO, LO STOP AI PADRINI E MADRINE: ECCO PERCHÈ
La decisione che sta facendo discutere l’intera provincia di Caserta non è però nuova visto che solo a inizio febbraio scorso anche l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, con un proprio decreto aveva fissato lo stesso “stop” di padrini e madrine per tre anni come esperimento della Chiesa Cattolica. Tra polemiche e attacchi alle Diocesi, occorre andare a osservare le ragioni di un gesto così “plateale” per capire meglio la “ratio” evitando facili conclusioni e giudizi affrettati. «Il ruolo del Padrino e della Madrina, in occasione della celebrazione dei sacramenti del Battesimo e della Cresima è un vero e proprio ”munus” che la Chiesa affida ai fedeli che abbiano l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo incarico – si legge nel decreto siglato dall’arcivescovo di Palermo – e che conducano una vita conforme alla fede e al compito che si assumono. Nel corso del tempo convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa».
Non solo, confuso spesso con relazioni di parentela, se non addirittura con legami ambigui, e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, il ruolo di padrini e madrine «ha perso l’originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi – sottolinea Lorefice – a semplice “orpello coreografico” in una cerimonia religiosa». Per questi motivi, la Diocesi di Palermo ha deciso che «le mutate esigenze pastorali delle comunità parrocchiali e la necessità di dare nuovo impulso alla prassi sacramentale». Da Palermo torniamo nel Casertano dove le motivazioni restano alquanto simili e potrebbero aprire a nuove decisioni anche di altre Diocesi nelle prossime settimane: «Nell’odierno contesto socio-ecclesiale l’ufficio dei Padrini e delle Madrine, per lo più, ha perso il suo valore originario. La missio legata a tali figure, infatti, consiste nell’accompagnare i catecumeni o i cresimandi nell’intero percorso di fede e non soltanto nel momento della celebrazione del Sacramento. Allo stato attuale, tuttavia, tale ruolo ha perso quasi del tutto il suo significato, riducendosi ad una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale», si legge nel comunicato di Mons. Cirulli. La sospensione in via sperimentale non ha lo scopo di sminuire il valore di tali figure, conclude la Diocesi, bensì «rappresenta un tentativo, da parte del Vescovo, di recuperarne l’identità e la missione, come meglio specificato nelle note applicative, che costituiscono parte integrante del Decreto. Gli Uffici liturgici e catechistici delle Diocesi di Teano-Calvi, Alife-Caiazzo e Sessa Aurunca avranno il delicato compito di monitorare, durante tale triennio, l’andamento della nuova prassi e, contemporaneamente, di studiare possibili nuove forme di accompagnamento, che recuperino il vero senso ecclesiale dell’ufficio del Padrino e della Madrina».