Secondo quanto riferito dal quotidiano tedesco Die Presse, i Paesi Baltici (Lituania, Estonia e Lettonia) stanno valutando la chiusura dei loro confini con la Bielorussia, paese storicamente vicino politicamente ed ideologicamente alla Russia. La principale motivazione dietro alla chiusura è la recente accoglienza da parte del presidente Aleksandr Lukashenko dei mercenari del gruppo Wagner dopo il loro tentato golpe ai danni di Vladimir Putin. Inoltre, i Paesi Baltici sarebbero preoccupati anche dalla possibile evenienza di una maggiore pressione migratoria proveniente dalla Bielorussia, in parte di cittadini preoccupati dalle posizioni del loro leader, in parte da malintenzionati che tramite i confini potrebbero facilmente raggiungere il resto dei paesi europei, con scopi non meglio definiti.
Paesi Baltici ai ripari: chiusi i confini e rafforzati i controlli
Così, dopo diversi annunci più o meno preoccupati, i vari Paesi Baltici hanno deciso di correre ai riparti, in parte chiudendo i valichi con la Bielorussia, in parte rafforzando la presenza dell’esercito ai confini. Non solo, perché dello stesso avviso si è dimostrato anche il leader della Polonia, che già alcuni giorni fa aveva annunciato la sua intenzione di rafforzare i controlli per prevenire eventuali accessi illegali al paese. Linea condivisa dalla Lettonia, che ha annunciato che nel corso del 2023 sono state respinte 6mila persone.
Tra i Paesi Baltici, invece, la maggiore preoccupazione è stata espressa dalla Lituania, paese che fa parte dell’Unione Europea e che condivide con la Bielorussia quasi 680 km di confine, chiuso in una morsa con la Russia e, dall’altra parte con Polonia e Lettonia. Nella giornata di oggi sono stati ufficialmente chiusi due dei sei valichi di frontiera, e secondo il giornale tedesco non si può escludere che anche gli altri 4 verranno chiusi nei prossimi giorni. “Questa decisione”, ha dichiarato il ministro dell’Interno lituano Agnė Bilotaitė, “è una delle misure preventive per contenere le minacce alla sicurezza nazionale e le possibili provocazioni“, lamentando la maggiore pressione di “minacce ibride” sui Paesi Baltici da parte di Minsk. Quest’ultimo ha immediatamente reagito, definendo la decisione “ostile e non costruttiva”.