Dallo scorso 30 giugno negozianti, artigiani e studi professionali che non permettono ai clienti i pagamenti tramite Pos possono essere multati. In base alle nuove regole previste nell’ambito del Pnrr, infatti, chi rifiuta il pagamento elettronico può incorrere in una sanzione di 30 euro aumentata del 4% del valore della transazione. Unica eccezione, i tabaccai.
Alla prova dei fatti, e dei conti, però, la misura risulta di difficile applicazione. Almeno per quanto riguarda il mondo del fuori casa, che nei giorni scorsi, per voce di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici Esercizi, ha espresso in una nota ufficiale la propria contrarietà e le proprie preoccupazioni circa un provvedimento considerato non sostenibile a livello economico nel caso di importi di piccola o piccolissima taglia.
“L’introduzione dell’obbligo di accettare la moneta elettronica anche per pagamenti minimi in cui il costo della transazione si mangia tutto il margine – dice Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio – è una forzatura che non ha giustificazione né sul piano economico, né su quello sociale. Bene ha fatto l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli ad esonerare da tale obbligo i tabaccai per l’acquisto di sigarette e valori bollati sulla base di un evidente squilibrio tra costi e margini, ma perché le norme rispondano sempre al principio di equità occorre ora intervenire anche sui micropagamenti. Obbligare un esercente a dover incassare i 90 centesimi o l’euro di un caffè con la carta di credito vuol dire costringerlo a lavorare in perdita senza considerare poi anche gli effetti di qualche disfunzione sul piano organizzativo. Occorre ripensare gli interventi adottati fino a questo momento ed eliminare l’obbligo per i micropagamenti”.
E da qui una conclusione che non lascia spazio a mediazioni: “I casi sono due – afferma Cursano -: o si cancella l’obbligatorietà per gli esercenti di accettare bancomat e carte di credito per i pagamenti di piccolo importo oppure si azzerano le commissioni fino ad almeno 25 euro. Non si possono obbligare le imprese a lavorare in perdita”.
La strada delle sanzioni – è la tesi di Confcommercio – non sembra infatti la più efficace. “Oggi in Italia – rileva la confederazione – il numero di transazioni con carte di debito, di credito e prepagate è molto alto, spinto anche da una crescita che nell’ultimo quinquennio ha viaggiato a +120%. I Pos installati e attivi presso le attività commerciali e di servizi sono oltre 4 milioni. È quindi evidente che il nostro sistema dei pagamenti è già in pieno sviluppo, ora va fatto di più per modernizzare ulteriormente questo processo rendendolo più efficiente e meno oneroso”.
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