Dopo che l’Italia è stata deferita dalla Corte di Giustizia europea per i ritardi nei pagamenti da parte della PA, è stata decisa una nuova stretta che colpirà i bonus che i dirigenti e i contabili ricevono come premi per i risultati. Una stretta necessaria, soprattutto perché c’è in ballo un fondamentale obbiettivo del Pnrr, specialmente perché sarebbe dovuta arrivare già sul finire del 2023, ma che è stata rimandata al 2025.



La questione dei pagamenti in ritardo da parte della PA è divenuta centrale negli ultimi mesi quando è arrivata la condanna da parte della Corte europea. Questa, inoltre, presuppone che il governo dia risposte chiare e tempestive sulle motivazioni per cui non si è riusciti ad attuare la stretta sui ritardi secondo i tempi previsti, pena il pagamento di una multa il cui importo non è stato ancora definito. Di certo c’è che sui pagamenti della PA è iniziata a circolare in queste ore una circolare firmata dalla Ragioneria di Stato, che definisce la modalità d’azione con la nuova stretta sui ritardi, che dovranno essere ridotti al 20% del totale delle fatture emesse nel corso del 2024.



La stretta sui pagamenti in ritardo della PA

La nuova stretta sui pagamenti in ritardo della PA, insomma, va a colpire direttamente le tasche dei dirigenti pubblici e di coloro che si occupano direttamente dei pagamenti. Biagio Mazzotta, il Ragioniere generale dello Stato, ha fissato il limite inderogabile di 30 giorni per assolvere qualsiasi tipo di pagamento, aumentati a 60 nel caso il beneficiario del servizio o del bene sia un’azienda sanitaria.

Se i pagamenti della PA non vengono effettuati entro quella data, sottolinea la bozza, dirigenti e ragionieri dovranno fare i conti con un taglio dei premi di risultato. Il taglio sarà di minimo il 30% del totale, mentre l’azione di controllo è stata delegata ai revisori contabili, che dovranno procedere ad una verifica sistematica di tutte le fatture. Inoltre, sempre secondo la stessa bozza, si dovrà lavorare anche a quegli escamotage che permettono alla PA di dilazionare parte dei pagamenti, pur non incrementando il totale dei ritardi. È consuetudine, per esempio, pagare immediatamente le fatture più alte, ritardando quelle di importo minore, modificando la media ponderata dei ritardi grazie agli importi più elevati, ma a discapito delle aziende (o fatture) più piccole.