Pagamento in contanti: da 2000 euro a 1000 euro, ecco come cambia

Dal primo gennaio 2022 viene dimezzata la soglia relativa al pagamento in contanti che, fino all’anno scorso, era di €2000. La normativa alla base di questa nuova regola è il decreto fiscale collegato alla legge di bilancio del 2020. Ma quando non si applica la normativa? E quanto contante è possibile detenere in casa?



Il nuovo limite è stato introdotto dalla legge di bilancio del 2020 che ha dimezzato la soglia precedentemente fissata a €2000.

Lo scopo è quello di evitare il riciclaggio di denaro oltre che creare un deterrente all’evasione fiscale. Cosa dovrebbe accadere infatti se si decidesse di violare la regola?

Pagamento in contanti: cosa implica la normativa

Anzi tutto va detto che questa regola si applica a qualsiasi tipo di compenso in contanti, sia che si tratti del pagamento di una parcella di un professionista, sia che si tratti di una donazione tra parenti: ad esempio una donazione ai figli da parte dei genitori. In tutti questi casi l’importo non deve aumentare di un centesimo dalla cifra massima di 999,99 euro. Per cifre superiori infatti vige l’obbligo di tracciabilità che impone di corrispondere il denaro a mezzo: bonifico, assegno ed altri mezzi messi a disposizione dalla banca.



Anche quando si utilizzano mezzi tracciabili tuttavia, non si è esenti dai controlli: infatti l’istituto di credito può comunque chiedere una giustificazione della provenienza del denaro, secondo quanto previsto dalla legge dell’antiriciclaggio. La banca inoltre deciderà se segnalare l’operazione all’unità di informazione finanziaria della banca d’Italia.

Pagamento in contanti: eccezioni

Benché la normativa si applica a qualsiasi tipo di pagamento in contanti, c’è una tipologia di pagamento che è esentata dall’ applicazione di questa soglia. Si tratta delle “negoziazioni a pronti di mezzi di pagamento in valuta”, si tratta di negoziazioni a fronte di un immediato pagamento in contanti, ad esempio un bonifico in una valuta straniera, oppure gli acquisti di valute estere.



Il “mercato a pronti“, detto anche “ il mercato a contante“, “mercato spot” o “mercato cash“, è caratterizzato dal fatto che lo scambio dei prodotti trattati come le merci, i titoli o le valute, avvengono con liquidazione immediata o anche con un differimento di pochi giorni. Questa tipologia di mercato il limite dei contanti è fissato a 3.000.

Pagamento in contanti: quali sanzioni se si viola la regola

Va detto che l’esenzione si applica sia a chi trasgredisce la regola e sia a chi non segnala le irregolarità. Ad esempio un professionista che a fronte del suo servizio o della sua consulenza, riceve un pagamento in contanti superiore a €1000, rischia una sanzione da 3000 ad un massimo di €15.000, nel caso non avesse deciso di segnalare l’irregolarità all’Agenzia delle entrate. E quindi anche i professionisti si trasformano in una sorta di controllori a vantaggio del Fisco.
Invece le sanzioni per chi compie la violazione possono arrivare anche a €50.000. La sanzione tuttavia non è fissa, ma verrà decisa sulla base del decreto legge 90/2017 che stabilisce la multa di base, diciamo la soglia minima al “limite fissato per i pagamenti in contanti“. Quindi se il pagamento in contanti ha una soglia minima di €1000, la multa andrà da un minimo di 1000 dal primo gennaio 2022, la multa andrà da 1000 a €50000.

Pagamento in contanti: cash da detenere in casa

Causa di questa normativa che da molti italiani viene considerata stringente e oppressiva, stanno fioccando in rete numerose fake news riguardo al tetto massimo di contanti da tenere in casa. Va detto anzitutto che non è vero che esiste una multa applicabile in caso di contante “eccessivo“, perché non c’è un parametro di riferimento, ma soltanto l’eventuale giustificazione che si può dare alla detenzione di una determinata somma. Poniamo il caso di un pensionato che percepisce un assegno minimo di €700, ma detiene in casa almeno un milione di euro. Se il fisco dovesse beccarlo, se dovesse ricevere dei controlli e venisse rilevata questa somma, e gli avrebbe l’obbligo di motivarne la provenienza. Basterebbe mostrare un atto di donazione per essere liberi da ogni pericolo. Ma nel caso in cui non ci siano “pezze d’appoggio“; a quel punto si rischia definire davvero nell’occhio del fisco.