Sì alle pagelle a giudici e pubblici ministeri: così il giurista Cesare Mirabelli ai microfoni del Messaggero. Nel pieno della riforma della giustizia, l’esperto ha spiegato che mettere a disposizione del Consiglio superiore della magistratura i dati per valutare l’operato di un giudice è positivo: “Da una parte perchè può avere un effetto di stimolo nei confronti del magistrato stesso, spingendolo a fare meglio. Dall’altra, perchè può rappresentare un elemento di controllo in più a tutela dei cittadini“.



Presidente emerito della Consulta, Mirabelli ha posto l’accento sulla necessità di non limitarsi a un giudizio sommario che trascuri la qualità del lavoro svolto in favore della quantità.

L’analisi del giurista Mirabelli

Le cosiddette pagelle non sono in contrasto con la Costituzione e vanno incontro alle richieste dello stesso Csm. Come evidenziato da Mirabelli, spesso il Consiglio si è lamentato “della scarsità di informazioni per esprimere una valutazione adeguata, anche in merito al conferimento di incarichi di vertice”: “Così spesso la valutazione finisce per essere elogiativa. Non un fascicolo a fini indagatori dunque, ma con l’obiettivo di valorizzare le professionalità”. Mirabelli si è poi soffermato sui criteri con cui si attribuirà la valutazione: “Ridurre tutto a un giudizio sintetico rischia di semplificare troppo il giudizio e svilire l’importanza dell’analisi. Così come c’è il rischio di concentrarsi troppo sulla produzione di sentenze e meno sul dato qualitativo”.



La riforma programmata da Nordio prevede che dopo due “bocciature” il magistrato possa essere dispensato dal servizio, una misura che secondo Mirabelli potrebbe stimolare i magistrati: “Abbiamo assitito però a casi di negligenze, anche solo per ritardo nel deposito delle sentenze, nei quali spesso il Csm ha dovuto avviare procedimenti disciplinari. Prevedere l’allontanamento dall’ordine giudiziario per chi stabilmente ritarda il deposito dei verdetti può spingere quei giudici a migliorare”.

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