MONS. PAGLIA “DIFENDE” IL PRESIDENTE DELLA CAMERA LORENZO FONTANA: DIFENDERE LA FAMIGLIA NON È “RETRÓ”

Resta vivo il dibattito in Italia sulla presenza dei cattolici in politica, dopo l’elezione del Presidente della Camera Lorenzo Fontana: a seguire l’intervento del Presidente della CEI Cardinal Zuppi, è stato intervistato da “Il Giornale” il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Mons. Vincenzo Paglia proprio per argomentare il tema tutt’altro che marginale del rapporto tra Chiesa, politica e società. Davanti alle fortissime critiche contro la scelta del leghista Fontana per Montecitorio, attaccato per il suo voler difendere la famiglia tradizionale (contestando aborto, leggi sul fine vita e Ddl Zan), il prelato si concentra su cosa significhi oggi in politica difendere i valori cristiani. «Non è raro imbattersi in un’idea sbagliata di modernità, come se tutelare un patrimonio fosse opporsi al progresso. Certo, come spesso giustamente si dice, tradizione non significa adorare le ceneri ma tenere acceso il fuoco. In realtà esiste, vivo e chiaro, un gran desiderio di famiglia, di legami saldi, di unioni feconde e pacifiche», spiega Mons. Paglia nell’intervista a Fabio Marchese Ragona.



Secondo il responsabile della Pontifica Accademia per la Vita, il problema di oggi è legato al concetto di “società liquida”, come ha insegnato Bauman: «Nessuna modernità potrà mai fare a meno della ricchezza rappresentata da famiglie solide che non siano però oppressive, ma aperte e solidali e quindi non più liquide e instabili». Davanti alle forti critiche contro la famiglia tradizionale, Mons. Paglia sposta la prospettiva dell’elemento centrale a cui guardare: «Non credo che la gente abbia bisogno e desiderio di farsi ingabbiare da definizioni che sembrano, spesso, servire più a dividerci. Le persone hanno bisogno di essere sostenute con calma e saggezza per creare legami familiari saldi, capaci di durare e di rappresentare un aiuto, non un peso». Allo stesso tempo, il magistero della Chiesa è chiarissimo sulla questione: «solo un uomo e una donna saranno capaci di dare ai loro figli un padre e una madre», sottolinea Paglia.



VINCENZO PAGLIA: “SERVE TORNARE AL DESIDERIO DI VITA”

Come ha sottolineato ieri l’intervento del Capo dei Vescovi italiani, l’Arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, piuttosto che in politica il problema per un cattolico è quello di testimoniare laddove vive e opera. Davanti alla minor incidenza dei cattolici all’interno della società di oggi, dunque non solo in politica, Monsignor Vincenzo Paglia mette in allarme dall’utilizzare parole male interpretabili: «Non dimentichiamo che la fede si propone, non può mai essere imposta. Dio vuole essere amato, prima che obbedito. È auspicabile, in questo tempo in cui si torna ad assistere alla tragedia della guerra in Europa e davanti a sfide enormi, una presenza dei cattolici nella vita civile e politica più efficace e incisiva. I cristiani abitano nel mondo ma non appartengono alla mentalità mondana: per questo possono rappresentare una via alternativa che trova la sua radice nel Vangelo». Attaccare la famiglia tradizionale fondata sul legame d’amore tra un uomo e una donna, per dare origina ai figli, non è qualcosa che risale al periodo della Democrazia Cristiana maggioranza del Paese, sottolinea ancora Paglia: «La Chiesa presenta e protegge un patrimonio prezioso, senza condannare o giudicare la fatica e la ricerca delle singole persone. Ma un modello, per essere tale, deve essere chiaro, se vuole rimanere attraente».



Sempre a “Il Giornale” il Presidente della Pontifica Accademia per la Vita riflette sulla tematica dell’aborto per osservare quale sia il vero cambio di passo richiesto ai cattolici (e non solo): «Dal 1978 ad oggi, se gli aborti sono diminuiti è perché sono diminuite le nascite e cresciute le tecniche che permettono interruzioni di gravidanza a poche ore dal concepimento. Non credo che ci sia più nessuno che dubiti che interrompere una gravidanza coincida con l’interrompere una vita. Purtroppo è proprio la vita e la responsabilità a cui ogni vita chiama, ciò che non si desidera». La necessità di oggi, giudica ancora Mons. Paglia, è quella di tornare a nutrire «un diffuso desiderio di generare vita e di curarla, da quando è concepita a quando si spegne nella debolezza della malattia e della vecchiaia». L’indicazione del prelato è chiara: oggi più che mai, «non possiamo accettare di farci dettare l’agenda da ideologie che, come tali, soffocano e non colgono mai il bene delle persone».