LA POLEMICA SULLE DICHIARAZIONI DI MONS. PAGLIA SULL’EUTANASIA E IL FINE VITA

Da giorni si è sollevata una vasta polemica nel mondo cattolico italiano per le dichiarazioni rilasciate da mons. Vincenzo PagliaPresidente della Pontificia Accademia per la Vita, nell’ambito del Festival del Giornalismo di Perugia: partecipando infatti al dibattito sul tema “L’ultimo viaggio (verso il fine vita)”, il prelato aveva sottolineato la necessità di una legge sul tema del suicidio assistito e in generale sul fine vita.



In poco tempo si è alzato un polverone su alcuni passaggi che mettevano in luce la possibilità “aperta” da un importante membro della Chiesa Cattolica – tra l’altro responsabile dell’importante Dicastero sulla Vita – sulla legislazione in Italia in merito all’eutanasia, al suicidio assistito e in generale agli aspetti legati al fine vita. «Non è da escludersi che nella nostra società sia praticabile una mediazione giuridica che consenta l’assistenza al suicidio nelle condizioni precisate dalla Sentenza 242/2019 della Corte costituzionale: la persona deve essere “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli», aveva spiegato Mons. Paglia nel suo intervento poi pubblicato integralmente lo scorso 21 aprile dal quotidiano “Il Riformista”, aggiungendo infine come «La proposta di legge approvata dalla Camera dei deputati (ma non dal Senato) andava fondamentalmente in questa linea. Personalmente non praticherei l’assistenza al suicidio, ma comprendo che una mediazione giuridica possa costituire il maggior bene comune concretamente possibile nelle condizioni in cui ci troviamo».



LA REPLICA DI MONS. PAGLIA: “RIBADISCO NO A EUTANASIA E SUICIDIO ASSISTITO”

Dopo le critiche e le forti polemiche è stata la stessa Pontificia Accademia per la Vita ad intervenire con un comunicato datato 24 aprile in cui viene ripresa la dichiarazione di Monsignor Paglia e spiegata in tutti i suoi aspetti. «In merito a interpretazioni scorrette del pensiero di Mons. Paglia, l’Ufficio Stampa della Pontificia Accademia per la Vita precisa quanto segue», si legge nell’introduzione del comunicato che smentisce il “sostegno” della Pontificia Accademia ad legislazioni sul fine vita. «Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ribadisce il suo ‘no’ nei confronti dell’eutanasia e del suicidio assistito, in piena adesione al Magistero», si legge ancora rilevando però alcuni dei passaggi sostenuti dal prelato.



Al termine di quell’incontro infatti Mons. Paglia ha accennato «senza svilupparla, alla Sentenza della Corte Costituzionale italiana 242/2019 ed alla specifica situazione italiana»: la Corte conferma ad oggi l’assistenza al suicidio come reato. Ebbene, vengono elencate quattro condizioni specifiche e particolari nelle quali il reato è depenalizzato: è in questo contesto che Mons. Paglia ha spiegato come «a suo avviso è possibile una “mediazione giuridica” (non certo morale) nella direzione indicata dalla Sentenza, mantenendo il reato e le condizioni in cui si depenalizza, in quanto la medesima Corte Costituzionale ha chiesto al Parlamento di legiferare». Per il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita resta infatti importante affermare come la sentenza della Corte affermi il reato e non lo abolisca: «Qualsiasi ulteriore considerazione è fuorviante. Sul piano scientifico e culturale, Mons. Paglia ha sempre sostenuto la necessità di un accompagnamento nei confronti dei malati nella fase terminale della vita, basato sulle Cure Palliative e sulla vicinanza, in modo che nessuno sia lasciato da solo di fronte alla malattia e alla sofferenza, nelle difficili decisioni che queste comportano».