E’ stata tratta in salvo Arzoo Rajaz, 13enne ragazzina cristiana, che era stata rapita con l’obiettivo di farla convertire forzatamente all’Islam, per poi farle sposare un 45enne musulmano, tali Ali Azhar. La giovane, come riferiscono numerosi quotidiani online, a cominciare da Agensir, è stata liberata dalle forze di polizia dopo che era stata rapita in quel di Karachi lo scorso 13 ottobre; subito dopo il salvataggio, Arzoo Raja è stata condotta in una casa di accoglienza mentre il suo rapitore si trova al momento in stato di fermo. L’episodio si è verificato nella provincia meridionale della regione del Sindh, e ad annunciare la sua liberazione è stato il portavoce del governo attraverso la propria pagina Twitter. L’Alta Corte della suddetta regione pakistana ha disposto che la 13enne sia presente in aula il prossimo 5 novembre, domani, per l’udienza, e Acs, “Aiuto alla Chiesa”, ha spiegato che sosterrà le spese legali della minorenne, dicendosi nel contempo felice per quanto svolto dall’autorità giudiziaria. “Auspichiamo ora soprattutto che la vittima possa essere adeguatamente sostenuta dopo il gravissimo trauma subito – fanno sapere da Acs – la liberazione di Arzoo non significa tuttavia che il procedimento giudiziario sia definitivamente concluso con l’esito auspicato. Occorre pertanto verificare quale saranno le successive decisioni del tribunale competente confidando nell’applicazione del Child Marriage Act che definisce illegali i matrimoni delle minorenni”.



PAKISTAN, LIBERATA SPOSA BAMBINA: IL COMMENTO DI ACS

Quello di Arzoo Rajaz non è purtroppo un caso isolato come ha ricordato Acs, visto che quella dei sequestri, e delle conversioni obbligate delle spose bambine è una vera e propria piaga che “coinvolge ogni anno un migliaio di adolescenti appartenenti alle minoranze religiose, anzitutto quella cristiana”. Le cose sembrano però sulla via del cambiamento, e molti personaggi di spicco, alla luce del caso di Arzoo Rajaz, hanno deciso di alzare la voce: “in Pakistan – ha proseguito la Fondazione come si legge su Agensir – numerosi rappresentanti politici, anche musulmani, e molti appartenenti alle comunità colpite da questo dramma, in questi giorni, stanno coraggiosamente e pubblicamente alzando la voce per denunciare tali reati e per invocare sia l’applicazione delle norme di tutela già esistenti sia l’approvazione di altre più appropriate”. Ma “questo non basta”. Serve infatti anche la pressione della società civile, dei media e delle istituzioni occidentali: “Solo in questo modo – conclude Acs – sarà possibile sconfiggere l’influenza dell’estremismo islamista sulle istituzioni del Pakistan, influenza che in molti casi impedisce loro di compiere il principale dovere, quello cioè di tutelare le vittime”.

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