Un prete ucciso, un altro ferito nel medesimo agguato avvenuto stamattina a Peshawar, in Pakistan: il sacerdote cristiano William Siraj, spiega la polizia locale all’ANSA, è stato ucciso con due proiettili all’addome mentre si trovava in auto con il fratello nella fede Patrick, a sua volta ferito ma al momento fuori pericolo.
«William Siraj è stato colpito da due proiettili all’addome ed è morto sul colpo», raccontano gli agenti contattati dall’ANSA, mentre l’altro prete si trova al momento ricoverato in ospedale a Peshawar. Al momento nessun gruppo terroristico ha rivendicato l’attentato avvenuto per strada a Hayatabad, sobborgo della grande città nel nordovest del Pakistan.
NUOVO ATTENTATO CONTRO I CRISTIANI IN PAKISTAN
In uno dei Paesi più ostili alla presenza dei cristiani e che da decenni porta avanti una persecuzione puntuale e ignobile contro i fedeli in Cristo, l’agguato di stamane a Peshawar arriva solo una settimana dopo l’attacco di uomini armati contro una chiesa di Okara, cittadina a 100 km da Faisalabad (Punjab). «Hanno gettato la Santa Eucaristia fuori dal tabernacolo e hanno sparpagliato e disonorato i libri sacri», ha spiegato ad AsiaNews Younus Masih Gill, membro della chiesa di San Camillo de Lellis. Lo scorso 23 gennaio, racconta il sagrestano, «quattro uomini armati si sono piazzati davanti al cancello e mi hanno chiesto di uscire, altrimenti mi avrebbero sparato»: una volta dentro è avvenuta la profanazione e le ulteriori minacce al parroco. «I colpevoli volevano generare panico, ma noi dobbiamo stare calmi e continuare a pregare affinché nessuno possa danneggiare la nostra unione», ha poi spiegato il sacerdote al portale AsiaNews. L’agguato di oggi a Peshawar purtroppo è andato oltre il segno ed è purtroppo l’ennesima volta nel Pakistan islamista: come ci disse nell‘intervista al “Sussidiario” lo scorso settembre Paul Bhatti, chirurgo e presidente della Shahbaz Memorial Trust, fondazione in onore del fratello Shahbaz Bhatti, ministro del Pakistan per le minoranze religiose, ucciso da fondamentalisti islamici: «Non basta riunirsi in venti persone e rilasciare parole di condanna contro le violenze, il terrorismo, il fondamentalismo religioso, e finire tutto così. Ci vogliono risorse economiche, è necessario coinvolgere i leader politici, c’è bisogno di iniziative concrete che coinvolgano le voci più autorevoli dell’islam. E tutto questo deve succedere in Pakistan. Io dico sempre: se la tua religione ammonisce che non è concesso uccidere, ma non fai nulla perché cessi, allora cosa parli a fare?»
Avvisando i lettori dell’immagine che potrebbe urtare la loro sensibilità, a questo tweet si trova l’immagine successiva all’ignobile agguato di Peshawar. Qui sotto le immagini dell’auto dopo l’attentato.