COSA STA SUCCEDENDO IN PAKISTAN: ELETTO NUOVO PREMIER SHARIF

“Nascosta” dall’eco mondiale delle notizie sull’Ucraina e la Russia, la situazione potenzialmente esplosiva in corso in Pakistan preoccupa la comunità internazionale nella già complessa “polveriera” del Medio Oriente.

Lo scorso lunedì il Parlamento pakistano ha eletto un nuovo Premier, Shahbaz Sharif, seguito diretto della sfiducia votata qualche ora prima al precedente Presidente Imran Khan, (eletto nel 2018 col partito nazionalista e populista “Movimento per la Giustizia del Pakistan”). La crisi politica in realtà andava avanti da settimane, legata in sostanza alla forte perdita di sostegno politico in Parlamento all’ex Premier Khan. Il neo Presidente ha 70 anni, fino a ieri era il leader dell’opposizione e rappresenta l’area liberal-conservatore della Lega Musulmana del Pakistan: Shehbaz Sharif è tra l’altro fratello minore di Nawaz Sharif, tre volte Premier del Pakistan ma condannato nel 2016 per corruzione dopo essere finito nello scandalo dei “Panama Papers”. Dopo l’elezione di Sharif circa un centinaio di parlamentari del partito di maggioranza si sono dimessi in forte ribellione alla “sfiducia” votata dall’Aula, così come in diverse città pakistane la gente è scesa in piazza contestando la messa da parte del Premier molto popolare.



SFIDUCIATO EX PREMIER KHAN: “USA DIETRO LA CRISI”, CAOS NEL PAESE

Nella nuova coalizione di governo con Shebaz Sharif e il suo partito Pml-N ci sono ora il Pakistan People’s Party (Ppp) dell’ex premier assassinata Benazir Bhutto e di suo marito, Asif Ali Zardari. Il nuovo governo – forte di un buon appoggio nell’esercito del Pakistan – punta a governare fino alla fine della legislatura, nell’ottobre del 2023: in questi mesi dovrà svolgere il difficile compito di «fronteggiare la devastante crisi economica, riformare la legge elettorale e di tenere unita una coalizione eterogenea», riporta l’ANSA.



Lo scontro politico e sociale in atto nel Pakistan non promette però di concludersi nel breve periodo, specie dopo le accuse lanciate dal Premier sfiducia dalla Corte Suprema (la quale ha permesso il voto di sfiducia successivo in Parlamento) contro gli Stati Uniti: Imran Khan è stato accusato di aver spinto il Pakistan troppo vicino a Russia e Cina, ora però reagisce commentando così l’elezione del nuovo Premier Sharif «complotto delle forze straniere e dagli Stati Uniti». Khan in un primo momento ha cercato di bloccare d’accordo con il vicepresidente dell’Assemblea legislativa e con il presidente della Repubblica Arif Alvi, ma dopo il via libera della Corte Suprema il voto è stato effettuato lunedì, con la sfiducia definitiva. Come sottolineano i media asiatici e indiani, la Cina si è già espressa favorevolmente alla nomina di Shehbaz Sharif al posto di Imran Khan: legami con Pechino, con l’esercito e con maggior distanza dalla Russia potrebbero aver fatto la differenza per far salire al potere il neo Primo Ministro. All’Agenzia Fides arriva anche il primo commento della comunità cristiana pakistana, negli ultimi 30 anni messa a dura prova dai regimi che si sono succeduti a Islamabad (ricordiamo l’uccisione del Ministro Bhatti, ma non solo): «Speriamo che sia terminata la tesa situazione politica nel Paese, dato che il nuovo Presidente del Consiglio ha assunto l’incarico. Auguriamo il meglio al nuovo Primo Ministro, Mohammad Shehbaz Sharif e ai partiti politici uniti nel sostenerlo. Allo stesso tempo, si deve osservare che l’ex Primo Ministro Imran Khan non è stato in grado di aumentare l’occupazione, di frenare l’inflazione. I membri del suo stesso partito lo hanno sfiduciato in Parlamento», spiega p. James Channan OP, sacerdote Domenicano responsabile del “Peace Ceter” a Lahore. Di per certo il giudizio su Khan viene derubricato come profondamente negativo, in quanto «ha mancato nel trovare un dialogo con i leader dell’opposizione e gli altri partiti politici. Anche in politica estera, il suo governo è entrato in contrasto con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, penalizzando le attività commerciali del Pakistan e dei pakistani stabilitisi all’estero». P. Gulshan Barkat OMI aggiunge sempre a Fides «La Costituzione del Pakistan è il nostro riferimento. Tutte le istituzioni, compreso il Parlamento, la magistratura, le Forze armate devono rispettarla e lavorare insieme per il bene del Paese. Questo è il nostro Paese, dobbiamo operare per il suo sviluppo e progresso».