Piercamillo Davigo come Luca Palamara? A segnalare il parallelismo è proprio l’ex magistrato. «In entrambi i casi un pm si rivolge a un magistrato cercando un riferimento per uno scambio di idee», ha detto a Luciano Capone del Foglio. Nel suo caso il riferimento è al pm Fava, che era entrato in conflitto con i vertici della procura di Roma in merito alla gestione dell’avvocato Piero Amara. Nel caso di Davigo il riferimento è al pm Storari che invece era in contrasto con i vertici della procura di Milano, ma sempre per il faccendiere. «Mi limitai a richiamare la circolare del Csm che si ispira al principio di condivisione tra procuratore e sostituti quando nascono conflitti». Infatti, Palamara suggerì a Fava di seguire le vie formali. Davigo invece non ha agito allo stesso modo. «Su questo c’è una differenza sostanziale, ma ci sono delle indagini in corso».



Luca Palamara a tal proposito dice di essere curioso di sapere cos’è successo anche alla luce delle rivelazioni del consigliere del Csm Sebastiano Ardita. Il riferimento è alla modalità con cui sono stati diffusi i verbali.

PALAMARA “IO E DAVIGO TRATTATI DIVERSAMENTE”

C’è però un’altra differenza tra Piercamillo Davigo e Luca Palamara. Quest’ultimo è indagato per rivelazione di segreto, perché l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, anche lui indagato, gli svelò l’esistenza dell’esposto di Fava contro Pignatone. Invece Davigo, che ha svelato al senatore Nicola Morra il contenuto dei verbali di Amara consegnati da Storari, non è indagato. «Occorre uniformità di giudizio», ha osservato Palamara nell’intervista rilasciata al Foglio. Ci tiene però a precisare che non trova nulla di sbagliato «nel fatto che magistratura e politica si parlino». Nel caso del MoVimento 5 Stelle, «è fisiologico che guardasse ad una parte della magistratura che si stava affermando, a quella corrente che rispondeva alle loro idee».



In merito invece alla rottura tra Davigo e Ardita, che risale proprio all’esplosione del caso Luca Palamara, l’ex membro del Csm ha ricordato che il primo «quando venne sentito come testimone» nel suo procedimento penale, «si avvalse della facoltà di non rispondere legandosi al segreto professionale riguardo il suo rapporto con Ardita». Per questo motivo si dice interessato «a comprendere cosa sia accaduto». Palamara non si è sbilanciato sul comportamento di Davigo, ma ha sottolineato che «senza ombra di dubbio» il trattamento è stato diverso.

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