Nomine, trattative, intrecci sull’asse Quirinale-Csm: la “seconda puntata” dell’ultimo filone del caso Palamara arriva sulla prima pagina de “La Verità” dopo che lo stesso ex togato racconta di aver ritrovato un proprio vecchio cellulare con contenute altre chat “choc” su presunte trattative segrete sulle nomine tra il 2014 e il 2016. Tutti elementi che i magistrati di Perugia non hanno potuto raccogliere in quanto non presenti nello smartphone scoperchiato dal trojan installato a sua insaputa: sono dunque chat inedite quelle che racconta il quotidiano di Maurizio Belpietro, non presenti nel libro-inchiesta “Il Sistema” e che potrebbero mettere ancora più in difficoltà alcune personalità politiche e giudiziarie di alto rango. Tra le conversazioni più sensibili riportate da Giacomo Amadori su “La Verità” vi sono le trattative sulla nomina della Procura di Palermo, con strascichi pure su quella di Roma.



Partiamo dal caso siciliano, con Palamara all’epoca impegnato nella sua attività di “centro nevralgico” del “Sistema” per il sostegno a Guido Lo Forte: ebbene, in quelle chat emerge come in realtà di nascosto lo stesso ex Csm portava avanti l’indicazione del suo vecchio capo Giuseppe Pignatone, ovvero un nome più gradito all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il clamoroso (e presunto) scoop già emergeva nella “prima puntata” venerdì scorso su “La Verità”: «Lo Forte che nell’ambiente era considerato un magistrato sostenitore dell’inchiesta sulla trattativa Stato- mafia, che come noto lambiva, per usare un eufemismo, il Quirinale», spiegava nei giorni scorsi alla Commissione Antimafia lo stesso Palamara. Pignatone invece, considerato molto vicino a Napolitano, indicò il nome giusto per Palermo: Franco Lo Voi.



LE TRATTATIVE E GLI INTRECCI SULLA PROCURA DI ROMA

In una nuova chat inedita del 17 dicembre 2014, giorno di voto al plenum del Csm, pare ricostruirsi la spiegazione data in questi giorni dall’ex Anm: «Palamara quel giorno scrive alla consigliera laica (in quota Sinistra e libertà) Paola Balducci: “Noi Lo Forte. Così via libera per l’altro con ballottaggio”». Lei replica chiedendo lumi sulla posizione di Pignatone, con la conferma che proprio da lui arriva la “soffiata” su Lo Voi: «Al ballottaggio tutti i laici, anche quelli di sinistra, votarono per Lo Voi, nonostante fosse espressione dell’ala conservatrice. Pure i due membri di diritto del Csm, le cariche apicali del- la magistratura, lo appoggiarono. Alla fine Lo Voi totalizzò 13 voti e vinse a sorpresa», riporta “La Verità”. Palamara poi racconta dei vari messaggi “in codice” inviati nei mesi successivi sempre sull’asse Pignatone-Csm, a seguito della sospensione di Lo Voi da procuratore di Palermo su indicazione del Tar. Palamara ha raccontato in Commissione Antimafia però che in quei giorni di giugno, a casa sua, si tenne un incontro tra Riccardo Virgilio, il presidente della quarta sezione del Consiglio di Stato che aveva in mano la pratica (e che poi infatti sospese la decisione del Tar): con loro vi era anche lo stesso Pignatone, che parlò con Virgilio «in maniera molto fitta e riservata», racconta Palamara. Ora, il vero problema è che Lo Voi è in corsa per il posto da procuratore di Roma e le nuove chat dell’ex Csm richiamo di creare un’altra bagarre con figure di spicco come Pignatone, Cosimo Ferri, lo stesso Napolitano, coinvolte nel maxi-sistema: o almeno, questa è la versione di Palamara mentre si attende ancora una volta, oggi come 6 anni fa, la decisione del Consiglio di Stato dopo il ricorso fatto questa volta da Lo Voi contro l’attuale capo dei pm romani Michele Prestipino.

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