“L’INCHIESTA DI PERUGIA SUL DOSSIERAGGIO È LA NUOVA P2”: PARLA LUCA PALAMARA

Secondo l’ex magistrato e componente del Csm, Luca Palamara, lo scandalo sul presunto dossieraggio di vip e politici rappresenta il lungo braccio di un “nuovo potere” in stile loggia P2. Lo spiega in una lunga intervista al “Tempo” l’ex presidente dell’Anm, protagonista del cosiddetto “sistema Palamara”, uno dei tanti scandali che hanno interessato la magistratura italiana negli ultimi anni: in merito però alle vicende oggi sotto inchiesta delle Procure di Perugia e Roma, il valore politico sembra essere altamente rilevante.



«Alla P2 si sono sostituite cordate di potere composte da magistrati, ufficiali di polizia giudiziaria e giornalisti. Questa è la realtà con cui tutti si devono confrontare. Il silenzio della sinistra è imbarazzante», sottolinea Palamara nel ricercare i potenziali “mandanti” dei presunti dossieraggi sotto accusa, «Solo l’indagine di Perugia potrà svelare cosa si celava dietro l’attività di Pasquale Striano. Difficile pensare che il finanziere, finito al centro di un procedimento per accesso abusivo a banche dati informatiche, unitamente ad alcuni giornalisti del Domani e al magistrato Antonio Laudati, potesse agire solo per un proprio tornaconto. Dietro c’è sempre un mandante». Secondo l’ex magistrato il silenzio tenuto in questi giorni dalla sinistra (tranne casi sporadici come l’intervento del senatore Francesco Verducci) è a tratti realmente imbarazzante: «imbarazzo istituzionale, in considerazione del luogo in cui i fatti si sono verificati, la Procura Nazionale Antimafia tradizionalmente sempre vicina alla sinistra, e dei soggetti coinvolti, nessuno dei quali appartenente al Pd. Al contrario, la quasi totalità dei compulsati appartiene al centrodestra o a persone vicine a Giuseppe Conte».



IL NODO SULL’ANTIMAFIA DIETRO ALLO SCANDALO E I SUPERPROCURATORI “A SINISTRA”

Parlare di nuova P2 non è azzardato per Palamara, anzi, il rischio è che vi possa essere qualcosa di anche peggiore: «Nel caso delle indagini svolte dalla Procura di Perugia, non si vuole condizionare solo il corso della democrazia, ma direi che c’è qualcosa di più rilevante: attraverso il parafulmine delle operazioni sospette si riesce a investigare sulla vita delle persone, addirittura coinvolgendo cantanti e soggetti estranei al mondo della politica, che nulla hanno a che vedere con le originarie finalità dell’istituto», conclude l’ex leader Anm al “Tempo”. In un editoriale invece affidato alle colonne del “Giornale” è sempre Palamara a delimitare i termini dello scandalo provando a spiegare quale effettivo “nodo” tecnico vi sia dietro, al di là dei potenziali scandali politici.



«Il vero nodo è il conflitto di competenze tra l’Antimafia e le Procure distrettuali»: dopo la geniale intuizione di Giovanni Falcone che fece nascere la prima Procura Nazionale Antimafia nel 1992 (a quel tempo osteggiata dalla gran parte della magistratura perché mal sopportata l’idea di un “uomo solo al comando”), negli anni si è lentamente trasformata ampliando le competenze ed entrando in potenziale conflitto con le Procure distrettuali. Il primo a lanciare l’allarme fu l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, spiega Palamara, ma poco venne fatto per prevenire le conseguenze di una Procura Antimafia a “pieni poteri”: il tema era evitare che si potessero svolgere indagini nei confronti della parte politica avversa, sottolinea ancora l’ex magistrato unendo i timori passati alle indagini odierne a Perugia. «Gestire una rilevante mole di informazioni pone in posizione privilegiata coloro i quali cessano dall’incarico», attacca Luca Palamara aggiungendo che da oltre un decennio in Italia chiunque abbia cessato il ruolo di Procuratore nazionale antimafia – da Cafiero de Raho a Pietro Grasso – «viene assoldato dai partiti politici “non di destra”», ovvero di sinistra. Il timore per l’ex Anm e Csm è che vi possa essere quasi un «debito di riconoscenza» per la carica in precedenza ricoperta: ergo, conclude Palamara, serve invertire la rotta e non proseguire con «l’avvelenamento dei pozzi» di fughe di notizie per indagini e presunti dossieraggi.