Luca Palamara sa molto di più di quanto ha detto finora. A dirlo è Cosimo Maria Ferri, deputato di Italia Viva nonché terzo nome del tridente, insieme a Palamara e Luca Lotti, finito nelle intercettazioni del 2019 che hanno preceduto la grande inchiesta che sta sconquassando la magistratura. Intervistato da Tommaso Labate per Il Corriere della Sera, Ferri su Palamara ha dichiarato: “La verità è che adesso non c’è trojan che tenga. Il pallino è in mano a lui. Resta da vedere se e che cosa Palamara avrà voglia di ricostruire, di dire, di raccontare. Francesco Cossiga, che non l’aveva in grande simpatia,lo chiamava Tonno Palamara. Se fosse vivo oggi, il presidente emerito magari avrebbe iniziato a stimarlo e a spingerlo ad andare avanti con le sue picconate… Sa, le sue rivelazioni magari aiuterebbero sia la magistratura che la politica a procedere verso una vera separazione dei poteri. Chissà se lo farà. Certo, le cose che ha iniziato a dire e i nomi che ha iniziato a fare? Non serve grandissimo fiuto per capire che non siamo neanche all’inizio”.



COSIMO FERRI: “PALAMARA SA MOLTO PIU’ DI QUANTO HA DETTO FINORA”

Cosimo Ferri continua nel suo ragionamento: “Palamara stesso ha chiarito che col sottoscritto c’era un rapporto di amore e odio. La parte relativa all’odio, glielo confesso, mi incuriosisce. Se parlasse e facesse i nomi, per esempio, chiarirebbe perché nel 2012 hanno mandato me, che pure ero stato il più eletto della storia dell’Anm, all’opposizione. Perché non gliel’ho chiesto di persona? Certe cose non si chiedono. Però sarei curioso di sapere le cose che Palamara avrebbe voglia di raccontare su quel periodo…Visto che, ripeto, io venni spedito all’opposizione dell’Anm”. Ferri non sa dire se Palamara parlerà fino in fondo, ma una cosa la dice: “Hanno scelto di cacciarlo senza consentirgli di poter parlare. E adesso sono problemi…”. Questo potrebbe rivelarsi un errore strategico da parte dell’Anm: “Di certo Palamara di cose ne sa, e parecchie. Molte ma molte di più di quelle che ha iniziato a dire. Vede, adesso all’Anm si trincereranno dietro lo statuto per giustificare la scelta di non consentirgli di difendersi. Ma da un giudice ci si aspetta che usi il buon senso e la terzietà anche andando oltre lo statuto. Parlo da cittadino, non da magistrato o deputato: io l’avrei fatto parlare. E comunque, che ci sia stata un’accelerazione nella scelta di espellerlo è fuori di dubbio. Da quando ha iniziato a parlare in tv e sui giornali, c’è stata una grande accelerazione…”.

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