Si susseguono rapide le indiscrezioni e le notizie sulla tragedia capitata lo scorso 21 marzo in quel di Palermo quando un uomo – o meglio, un padre – è stato trovato morto impiccato nella sua abitazione per ragioni che inizialmente non erano sembrate chiare: dai primi dubbi degli inquirenti – infatti – dopo un lungo percorso di indagini la procura è riuscita a risalire ad un’intricata trama di manipolazioni ed estorsioni messe in campo contro l’uomo dalla sua stessa figlia (oggi 15enne) e dal fidanzatino maggiorenne contro i quali l’ipotesi mossa dagli inquirenti di Palermo è quella di estorsione aggravata e morte come conseguenza di un altro reato a causa – ovviamente – delle continua minacce e vessazioni contro l’uomo.
Al di là della vicenda in sé – della quale comunque vi abbiamo parlato in quest’altro articolo – stanno uscendo proprio in queste ore alcuni messaggi che la doppia di (aspiranti) Bonnie e Clyde di Palermo avrebbero rivolto al padre di lei come una volta in cui – a fronte dell’ennesima richiesta economica – la ragazza gli aveva detto che “se non mi dai i soldi io e il bambino moriremo [e] sarà colpa tua“; oppure la volta in cui lo minacciò di non andare “più a scuola, così scatteranno i servizi sociali” che gli avrebbero tolto “la patria potestà” facendolo finire in carcere “perché sarai accusato anche di violenza sessuale“; o ancora quello in cui – questa volta è il nostro improvvisato Clyde a scrivere – lo minacciarono di prenderlo “a legnate” e di sparargli.
Le ultime (tragiche) lettere del padre morto suicida a Palermo: “Ora te la dovrai vedere solo più con Dio”
Una storia – quella di Palermo – lucidamente testimoniata anche dalle ultime due lettere che sono state trovate a casa dell’uomo nelle quali non si è fatto nessun tipo di problema a puntare direttamente il dito contro la figlia definendola (anticipa il Giornale di Sicilia) “una brava manipolatrice” ed accusandola di avermi “distrutto in tutte le maniere” estorcendogli “non solo i tuoi soldi, ma anche quelli dei tuoi fratelli”, minacciandolo di “farmi gonfiare di botte, distruggendomi la macchina, sputandomi, deridendomi” e descrivendolo in ogni occasione “come un mostro che non sono“.
“È da quanto siamo tornati a Palermo – scrive l’uomo ormai esausto in un altro passaggio rivolto al primogenito – che sono tormentato, ricattato e manipolato” parlando di “continua minacce” ed arrivando – quasi coerentemente – a definirsi “troppo stanco di vivere” tanto da sottolineare che “non riesco ad andare avanti così” e che per lui ormai “la morte è una liberazione a cui sono costretto ad andare incontro”; mentre in chiusura ci tiene anche a mettere in chiaro che “vorrei perdonarti ma non ci riesco” provando per la figlia ormai solamente “lo stesso disprezzo che hai per me” e ringraziandola “di avermi distrutto” le ricorda che ora ormai “te la devi vedere con Dio e portarti per tutta la vita questo fardello“.