Palermo, un padre di 48 anni si suicida in casa per i continui ricatti e le minacce ricevute dalla figlia 16enne e dal fidanzato di lei, che come ha confermato l’inchiesta portata avanti dal Tribunale dei minori, avanzavano nei confronti dell’uomo richieste di denaro sempre più incessanti che gli avevano provocato una sofferenza psicologica non più sopportabile. Per questo motivo le indagini hanno stabilito che la causa del gesto sarebbe molto probabilmente dovuta proprio alla pressione della coppia di minorenni, e al culmine di un ennesimo litigio per questioni economiche. Secondo la ricostruzione degli avvocati infatti, al centro della lite ci sarebbe stata principalmente l’eredità della defunta madre, un totale di 10mila euro dei quali la figlia pretendeva di ottenere la metà.
La richiesta era stata giustificata dal fatto che la ragazza era diventata madre a soli 15 anni e pertanto doveva provvedere ai bisogni del bambino. Il dramma è avvenuto lo scorso anno, ma solo adesso sono emersi i dettagli dell’inchiesta che ha portato alle accuse nei confronti dei due, all’epoca entrambi minorenni, indagati per estorsione aggravata e istigazione al suicidio ed ora sottoposti a procedimenti giudiziari con condanna al carcere per lui e detenzione in una comunità protetta per lei.
Palermo, 48enne si suicida, indagati per istigazione la figlia 16enne e il fidanzato di lei, minacciavano l’uomo per ottenere soldi
Inchiesta sull’uomo che si è suicidato in casa a Palermo, secondo il Tribunale dei minori i due imputati la figlia 16enne dell’uomo e il suo fidanzato di un anno più grande, sono colpevoli di estorsione e istigazione, reati che avrebbero poi portato il 48enne già provato psicologicamente dalle difficoltà economiche e dalla morte della moglie a causa di un tumore a impiccarsi in casa. Nelle indagini è inoltre emerso che ai ricatti per le richieste di denaro della coppia si erano aggiunte anche minacce e violenze verbali nei confronti dell’uomo.
Sembra infatti che la ragazza minacciasse di uccidersi mentre era incinta se non avesse ottenuto la sua parte di eredità di 5mila euro. Precedentemente a confermare la situazione erano stati anche i servizi sociali, intervenuti perchè la 16enne non voleva più andare a scuola e intimoriva il padre insieme al compagno dicendogli che se avesse denunciato lo avrebbero “preso a legnate” o accusato di abusi sessuali e fatto arrestare. Gli avvocati degli imputati ora stanno provando a scagionare le accuse sostenendo che il gesto sarebbe stato spinto da altro tipo di problemi e non dal comportamento persecutorio dei due. Nel frattempo il figlio dei due fidanzatini è stato affidato ad un tutore.