A Palermo la guardia di finanza ha arrestato un uomo perchè accusato di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso. Questi era stata denunciato da un giovane imprenditore edile che gestiva un cantiere nel famoso quartiere della Vucciria, a cui lo stesso arrestato aveva chiesto il “pizzo”. L’inchiesta, come si legge su Skytg24.it, è un proseguo dell’indagine che lo scorso 11 marzo aveva portato all’arresto in flagranza di reato di un 31enne che era stato bloccato mentre riceveva dallo stesso costruttore 300 euro.



La vittima, appresso da richieste sempre più ossessive, aveva deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine, supportato da un’associazione antiracket, e nel giro di pochi giorni si è arrivati all’emissione della misura cautelare in carcere. Quella arrestata oggi sarebbe la persona che avrebbe presentato la vittima al complice fermato l’11 marzo, che a seguito di accurate indagini è risultato avere una capacità economica non in linea a quanto dichiarato. La Procura ha così deciso di emettere un provvedimento di sequestro di conti correnti e beni vari per un valore di circa 200mila euro, fra cui anche un’impresa che gestisce un pub dello stesso quartiere Vucciria.



PALERMO, PIZZO ALLA VUCCIRIA: “NON SI E’ PIEGATO ALL’ESTORSIONE”

L’imprenditore che ha denunciato, come spesso e volentieri accade in questi casi, è stato purtroppo isolato dalla comunità locale: “Dopo la denuncia e l’arresto le due proprietarie mi hanno revocato l’appalto – le sue parole – il direttore dei lavori mi ha contestato alcuni ritardi, ma poi mi hanno manifestato la delusione per non essere state informate della vicenda, non condividendo la scelta della denuncia”. Ma in seguito avrebbe trovato un altro lavoro sempre alla Vucciria. Il colonnello Gianluca Angelini ha voluto lodare l’azione del denunciante: “In questa storia la differenza l’ha fatta il coraggio del giovane imprenditore che non ha commesso l’errore di piegarsi alle richieste estorsive, ma si è rivolto alle istituzioni. La risposta, immediata ed efficace, è la dimostrazione di come sia fondamentale in queste situazioni rompere l’isolamento in cui viene a trovarsi la vittima e affidarsi alla rete della legalità: associazioni antiracket, forze dell’ordine, magistratura e cittadini formano una squadra coesa che non potrà mai essere sconfitta da questa becera criminalità”.

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