Sono stati scarcerati due dei tre palestinesi che erano stati incarcerati nel mese di marzo a L’Aquila perché accusati di associazione con finalità di terrori. I due, Ari Irar, e Mansour Doghmosh, sono stati liberati dal tribunale del Riesame de L’Aquila che ha deciso di annullare l’ordinanza di custodia cautelare: la stessa decisione era stata assunta anche dalla Cassazione, che aveva annullato la richiesta del mandato di cattura per i due, rinviando però la decisione definitiva al tribunale del Riesame.



Come spiega l’Ansa, davanti al Tribunale de L’Aquila si era svolto proprio oggi un sit-in per esprimere solidarietà ai tre palestinesi: tra questi c’erano anche i familiari di Mansour Doghmosh, uno dei due scarcerati. A favore della scarcerazione dei due presunti terroristi anche il comitato “Palestina L’Aquila” che ha ribadito come nei confronti di Ali e Mansour sarebbero state formulate delle accuse che sono state definite “palesemente inventate”. Allo stesso tempo è stata chiesta anche la scarcerazione di Yaeesh, con il quale i due avrebbero un legame di amicizia. Per quest’ultimo Corte di Cassazione aveva confermato la misura detentiva in carcere, ma il comitato non si arrende e chiede allo stesso modo che venga liberato come i due connazionali.



Perché i tre palestinesi erano finiti in carcere

Dopo l’udienza, l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha parlato con i manifestanti e con la stampa presente: come spiegato da Rete8, il pubblico ministero avrebbe “tentato di integrare le lacune individuate a luglio dalla Cassazione che hanno determinato l’annullamento”. I tre, arrestati nel mese di marzo a L’Aquila, avevano il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie e uno per protezione internazionale. I palestinesi sarebbero finiti nel mirino degli inquirenti perché sarebbero stati protagonisti di opere di proselitismo e propaganda e avrebbero pianificato attentati. Una motivazione che secondo il tribunale del Riesame de L’Aquila non regge, almeno per Ali e Mansour.

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