Lara Lugli, giocatrice di pallavolo, è finita nelle ultime ore al centro di un vero e proprio caso mediatico, che l’ha vista coinvolta in prima persona, travolgendo la sua ex squadra, il Volley Pordenone. In particolare, l’atleta si sarebbe vista negare il pagamento di mille euro (ultima mensilità prima dell’interruzione del contratto) dopo essere rimasta incinta senza aver preavvisato il club della sua volontà di diventare mamma.
Non solo: la ragazza è stata anche citata per danni, in quanto avrebbe violato le clausole contrattuali, “vendendo prima la sua esperienza con un ingaggio sproporzionato e nascondendo poi la sua volontà di essere madre. Una scelta che ha portato la squadra a doversi privare di lei a stagione in corso, perdendo di conseguenza molti punti sul campo e infine anche lo sponsor”. Parole che stanno facendo discutere il web e l’universo sportivo intero, con la stessa protagonista che ha deciso di renderlo noto a tutti su Facebook: “Rimango incinta e il 10 marzo comunico alla società il mio stato, si risolve il contratto”, scrive su Facebook. “Al momento della stipula del contratto avevo ormai 38 anni e data l’ormai veneranda età, secondo loro dovevo in primis informarli di un eventuale mio desiderio di gravidanza, la mia richiesta contrattuale era esorbitante in termini di mercato e dalla mia dipartita il campionato è andato a scatafascio”.
LARA LUGLI CITATA PER DANNI DOPO ESSERE RIMASTA INCINTA
Il bambino di Lara Lugli, purtroppo, non è mai venuto alla luce a causa di un aborto, ma resta sicuramente la gravità della questione, con Assist (Associazione Nazionale Atlete) che ha commentato: “Questo caso è emblematico, perché l’iniquità della condizione femminile nel lavoro sportivo è talmente interiorizzata che non solo la si ritiene disciplinabile, nero su bianco, in clausole di un contratto visibilmente nulle, ma addirittura coercibile in un giudizio, sottoponendola a un magistrato, che secondo la visione del datore di lavoro sportivo, dovrebbe condividere tale iniquità come fosse cosa ovvia”. Ai microfoni dell’Adnkronos, il Volley Pordenone ha inteso rivelare la propria versione dei fatti: “Abbiamo letto in vari media pesanti accuse di insensibilità, sessismo e discriminazione ai danni delle donne lavoratrici. Nel campionato 2018-2019 Lara Lugli era il capitano della nostra squadra e anche la giocatrice di punta. Ad inizio marzo ci ha comunicato di essere rimasta incinta. Dispiaciuti per la perdita sportiva, ma felici per l’avvenimento familiare ci siamo salutati”. E ancora: “Il contratto, che ribadiamo essere stato predisposto dalla stessa atleta, aveva al suo interno clausole che prevedevano addirittura delle penali in caso di cessazione del rapporto. Clausole che non abbiamo voluto esercitare perché non pareva opportuno farlo. Ora nessuno ha citato per danni Lara Lugli. È stata la stessa atleta a chiedere e ottenere un decreto ingiuntivo, perché ritiene di avere dei crediti. Ci siamo sentiti traditi dall’atleta e abbiamo fatto l’unica cosa possibile: difenderci avvalendoci delle clausole contrattuali predisposte da lei stessa e dal suo procuratore”.