Una certa nostalgia per il mondo com’era prima della guerra in Ucraina ha spesso contraddistinto le dichiarazioni della diplomazia cinese, ma le cose sembrano essere cambiate, come dimostra il documento ufficiale intitolato Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi Ucraina in cui vengono elencati i punti del piano di pace cinesi per la guerra in Ucraina. Un documento che lascia intravedere un mutamento della postura cinese.
Benché venga ribadita la necessità di rifiutare la “mentalità da guerra fredda” e la logica che porta “all’espansione dei blocchi militari”, il dialogo che viene evocato sembra essere funzionale a un armistizio, piuttosto che a una vera e propria pace.
Ciò che davvero preoccupa Pechino è il pericolo che la crisi in atto inneschi una escalation dagli esiti imprevedibili, come ha espresso il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Wang Yi in una nota aggiuntiva, nella quale si palesava il timore per una crisi senza vinti né vincitori che non avvantaggerebbe nessuno e in cui si leggeva che “Tutte le parti devono rimanere razionali ed esercitare moderazione, evitare di alimentare le fiamme e aggravare le tensioni e impedire che la crisi si deteriori ulteriormente, andando fuori controllo”.
Il documento, pubblicato il 24 febbraio, sembra essere in continuità con l’ostentata neutralità della prima fase del conflitto, ma sostanzialmente ribadisce la vicinanza alla Russia, basti pensare a quanto dichiarato da Wang Yi arrivato a Mosca due giorni dopo la pubblicazione del “piano di pace”: ha sostenuto che Cina e Russia devono “sincronizzare gli orologi”, devono cioè cooperare per contrastare l’unilateralismo degli Usa, descritti dalla retorica cinese come il bullo delle relazioni internazionali.
A ben vedere, i toni concilianti del documento sono rivolti esclusivamente all’Unione Europea e all’Ucraina, con cui Pechino prima della guerra aveva un rapporto molto stretto, che sono i soggetti con cui si vuole tornare a fare affari come prima e con cui dialogare per scongiurare il rischio di isolamento. Le accuse, invece, sono tutte per Washington, colpevole di “aver riversato sul campo di battaglia” ingenti quantità di armi e munizioni. In definitiva per la Cina gli Usa stanno combattendo sulla pelle degli ucraini una proxy war, e in questa prospettiva va intesa l’enfasi posta verso la necessità di un sistema propriamente multilaterale e il ritorno al dialogo, perché la logica dei blocchi sarebbe funzionale all’egemonia Usa che punta a separare l’Europa dalla Russia e dalla Cina.
Va detto che l’armistizio auspicato da Pechino in questa fase farebbe il gioco di Mosca, che, giovandosi dell’interruzione delle ostilità, si terrebbe il terreno conquistato e la Crimea, un risultato sanguinosissimo e decisamente parziale rispetto gli obiettivi iniziali, ma che suonerebbe come una vittoria russa dopo che Zelensky e Stoltenberg hanno dichiarato che i russi devono essere cacciati da tutto il territorio nazionale ucraino.
Dopo le preoccupazioni e l’imbarazzo che hanno seguito le sconfitte russe della prima parte del conflitto, il governo cinese ha deciso di dare continuità alla partnership “senza limiti” siglata da Xi Jinping e Putin durante le ultime olimpiadi invernali di Pechino. In quest’ottica va letto l’ennesimo invito a rimuovere le sanzioni alla Russia e l’interrotta preparazione del viaggio di Xi Jinping a Mosca, che molto probabilmente si terrà in primavera.
In modo un po’ brutale avevamo definito il conflitto russo-ucraino un corollario di quello più ampio e di portata globale fra Usa e Cina, ma questa chiave interpretativa continua a confermare il proprio valore, basti pensare alle dichiarazioni del segretario di Stato americano Antony Blinken circa il pericolo che la Cina fornisca armi alla Russia, dichiarazioni fatte mentre hanno iniziato a circolare voci circa l’invio ai russi di chip dall’uso duale e droni.
Un rapporto, quello tra Usa e Cina, che dopo il controverso abbattimento dei palloni-spia cinesi di fatto si caratterizza per la “normalizzazione” delle relazioni. Entrambi i contendenti hanno preso atto della irreversibilità del confronto in atto e sono determinati a trarre dalla crisi ucraina il maggior vantaggio strategico. Detto altrimenti, i cinesi hanno deciso di giocare a quello che ritengono essere il gioco degli americani, una partita in cui stringere alleanze oggi è fondamentale per preparare il conflitto di domani.
Molto probabilmente gli storici del futuro fra le infauste conseguenze del conflitto in Ucraina si troveranno ad annoverare la saldatura degli interessi russo-cinesi, un legame che si fonda sul rapporto personale dei due autocrati al potere che ormai sembrano assomigliarsi ogni giorno di più.
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