Dopo l’approvazione del vaccino tra 5 e 11 anni, si ragiona per la somministrazione nei bambini ancor più piccoli, da 0 a 5 anni. Ha affrontato il tema anche Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). «Le due aziende principali, Pfizer e Moderna, stanno facendo la sperimentazione nei più piccini, credo sarà questione di qualche mese», ha dichiarato a “Live In Courmayeur” organizzato da Sky Tg24. Il virologo ha fatto anche una previsione: «È verosimile avere i primi dati entro Pasqua, forse l’agenzia statunitense Fda potrebbe esprimersi, ma non sono un divinatore». Contano gli studi valutativi, sono quelli che bisogna attendere.
Nel frattempo, Giorgio Palù ha evidenziato che in Italia l’incidenza nella popolazione da 0 a 11 anni è di 300 casi per 100mila abitanti a settimana. «L’incidenza più alta dell’infezione», ha affermato Palù. Ma alta è anche tra 0 e 3 anni. «Poco meno dell’1% dei bambini oggi si ricovera. Prima non era così. La variante Delta è molto più contagiosa e infettiva, prima i bambini non si infettavano, non si ammalavano, non morivano. Oggi non è più così, succede anche tra 0 e 3 anni», ha spiegato il numero uno dell’Aifa.
“VACCINO BAMBINI? NESSUNA REAZIONE AVVERSA”
Intanto in Italia sta per partire la vaccinazione dei bambini tra 5 e 11 anni. Si comincerà il 16 dicembre. A tal proposito, Giorgio Palù ha fornito rassicurazioni tramite i microfoni di Sky Tg24: «Negli Stati Uniti contro il covid sono stati vaccinati 4 milioni e 300mila bambini, una platea superiore a quella dei bimbi che potenzialmente dovrebbero essere vaccinati dai 5 agli 11 anni in Italia. La società scientifica statunitense di pediatria non ha segnalato nessun caso di reazione avversa grave in questi bambini». Negli studi, invece, il vaccino è stato sperimentato su 3mila bambini e le critiche non sono mancate in merito a tale platea. «Sono più di quanti sono stati testati per il vaccino per la pertosse. E se consideriamo gli studi di fase 3 sono molto di più in proporzione rispetto a tutti gli adulti over 18 testati». Palù ha anche ricordato che la dose pediatrica è un terzo di quella somministrata negli adulti. E ha aggiunto: «È poco etico aspettare di vedere quello che succederà negli Stati Uniti, non possiamo pensare che medici e scienziati abbiano autorizzato correndo dei rischi».
“POLITICA A VOLTE DEVE PRECEDERE SCIENZA”
Ma Giorgio Palù ha fatto una riflessione interessante sul coronavirus, «il primo che diventa pandemico nella storia della medicina». Il presidente dell’Aifa ha spiegato che «è un virus che corre velocemente, più velocemente della scienza». Per questo ritiene che debbano essere le esigenze di sanità pubblica, «che a loro volta implicano decisioni politiche e non meramente scientifiche, a precedere la scienza». Non può essere sempre questa a dettare le decisioni politiche. «Corriamo troppo il rischio che si verifichi qualcosa che non vogliamo e allora è giusto utilizzare il criterio della massima precauzione».