Un anno dopo dall’approvazione del primo vaccino in Europa, ne abbiamo cinque per combattere la pandemia Covid. Ci riferiamo al vaccino Novavax, che come ha spiegato il professor Giorgio Palù a Porta a Porta conta su una tecnologia che «è stata introdotta alla fine degli anni ’70 e ci è servita per creare il vaccino per l’epatite B e il papilloma virus». Ma c’è un’altra differenza, riguarda la produzione: «Infatti ci è voluto più tempo. Bisogna clonare il gene, inserirlo in un vettore, farlo produrre a dei batteri, trasferirlo ad altri vettori…», ha aggiunto il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). A tal proposito, si è detto comunque tranquillo per quanto riguarda la distribuzione. «
Ci sono già milioni di ampolle pronte per essere rilasciate». A chi non si è voluto vaccinare nella convinzione, errata, che i vaccini a mRna siano sotto sperimentazione, ora non ci sono scuse: «Di fronte a un vaccino con una tecnologia avanzata e ben consolidata dal punto di vista dell’efficacia e della sicurezza si dovrebbe convincere che è bene vaccinarsi».
“OBBLIGO VACCINALE RESTA UN’OPZIONE”
Nel corso del suo intervento, Giorgio Palù ha spiegato il motivo per il quale il nord est dell’Italia è scettico alla vaccinazione: «Ci sono aree montane e una cultura, persone e comunità isolate dal resto del mondo. Sono vicini alla natura e abituati agli eventi naturali. Il vaccino è per loro un’intrusione. Andrebbe spiegato da esperti di sociologia e scienze cognitive». L’obbligo vaccinale resta un’opzione per il virologo: «Ci siamo espressi mesi fa dicendo che non sarebbe un’anomalia. Qualsiasi comitato di bioetica recepisce l’obbligo come qualcosa che soddisfa alcuni principi, come uguaglianza, responsabilità e beneficienza. È chiaro che i vaccini salvano vite e hanno prolungato la vita umana almeno di 30 anni dai primi del Novecento, oltre 50 anni dall’inizio del Settecento». Riguardo invece la variante Omicron: «Quello che posso dire in base ai colloqui con i colleghi sudafricani, la letalità è ridotta, ma sarà la vita reale a dirci se lo è davvero. In ogni caso può essere comunque pericoloso perché un virus meno letale si diffonde di più».
VERSO VIA LIBERA AIFA A VACCINO NOVAVAX
In mattinata Giorgio Palù ha parlato a Sky Tg24 annunciando che il vaccino Novavax «con tutta probabilità oggi verrà approvato dal Cts dell’Aifa come sempre accaduto per quanto riguarda le autorizzazioni Ema». Oltre ad avere «un dosaggio che rimane più a lungo e soprattutto una maggiore facilità di somministrazione», non necessita della catena del freddo, quindi può essere usato nel resto del mondo. Riguardo le misure per contrastare l’aumento dei contagi, il numero uno dell’Aifa ha spiegato: «Sono tutte ispirate alla massima cautela. Uso mascherine all’aperto? Lo adotterei». Fare il tampone anche se vaccinati con tre dosi per i grandi eventi è «una misura saggia». Riguardo i bambini ha spiegato com’è cambiata la situazione: «Quando circolava la variante Alfa i bambini si infettavano pochissimo, non trasmettevano, non si ammalavano in forma grave. Oggi la situazione è diversa perché l’incidenza è soprattutto in questa fascia d’età in età scolare, ma c’è anche un’incidenza di malattia più severa, la valutazione è sempre il rischio-beneficio». Riguardo l’allungamento o meno delle vacanze: «L’incidenza del virus è soprattutto in età scolare con eccedenza di malattia più severa. Allungare periodo delle vacanze se è possibile recuperarlo dopo».
QUARTA DOSE, FARMACI E ANDAMENTO EPIDEMIA
Inoltre, il booster «sarà necessario anche per gli under 18», così da «renderli resistenti all’infezione». Ma le tempistiche non sono certe. Giorgio Palù non si sbilancia neppure sulla quarta dose, perché bisogna valutare prima l’impatto clinico della variante Omicron. «C’è già la tecnologia per adeguare i vaccini alle nuove varianti e si sta discutendo se è possibile accelerare i tempi per la vaccinazione». E poi ci sono nuovi farmaci, «ne abbiamo bisogno anche da somministrare nelle prime fasi». Infine, sull’andamento dei contagi: «Se guardiamo all’anno scorso c’è stata una crescita esponenziale che ancora non abbiamo avuto ma che potremmo cominciare ad avere, adesso vedremo cosa succede con omicron». Quindi, per il presidente dell’Aifa bisogna navigare a vista: «Penso che dovremo superare l’inverno, soprattutto il mese di dicembre, vedere a gennaio cosa succede, potrebbe essere una replica dell’anno scorso. Penso che il picco non sia ancora arrivato, ma vediamo anche che in alcune nazioni europee la curva sta appiattendosi e quindi abbiamo un po’ di fiducia».