Giorgio Palù, presidente di Aifa, è ottimista: “Abbiamo cambiato passo e questo fa ben sperare per la “tenuta” dell’Italia nei prossimi mesi“. Intervistato dal Corriere della Sera, il virologo facente parte del Cts spiega: “Siamo passati in poco tempo da 300mila a 500mila vaccinazioni al giorno, entro questo mese potrebbero diventare un milione. E allora si potrà tirare un sospiro di sollievo, salvo imprevisti“. Ad oggi la situazione delle vaccinazioni è la seguente: “Venti milioni di italiani hanno ricevuto una o ambedue le dosi. Risultato niente male. Oltre l’80% delle persone di età superiore a 90 e 80 anni hanno ricevuto la profilassi. Siamo intorno al 60% dei vaccinati tra 70 e 79 anni. Il problema è nella fascia 60-69 anni dove la percentuale degli immunizzati con una o due dosi è intorno al 25%. Serve un ulteriore sforzo perché questa popolazione è particolarmente a rischio in quanto la letalità da Covid 19 è del 2,9%, contro lo 0,8% dei 50-59enni“.
Giorgio Palù: “Tra aprile e giugno 55 milioni di dosi”
L’urgenza principale, secondo Giorgio Palù, è quella di mettere in sicurezza “la decade tra 60 e 70. Spostare a 42 giorni l’intervallo tra la prima e la seconda dose dei vaccini a Rna messaggero, Pfizer-Biontech e Moderna, che richiederebbero un richiamo a 3 e 4 settimane, ha la finalità di avere 3 milioni di dosi per gli over 60“. I motivi per essere ottimisti, comunque, non mancano: “La curva dei contagi sta scendendo molto lentamente. Nell’ultima settimana l’Rt nazionale è intorno allo 0,8, l’incidenza media dei nuovi casi di Covid è calata a 150 casi ogni 100mila abitanti per settimana. Si stanno lentamente liberando i letti in reparti di rianimazione e medicina, diminuiscono i decessi. Le proiezioni sull’occupazione dei posti letto mostrano un decremento. Se alla progressiva discesa uniamo una campagna vaccinale penetrante e capillare come quella che il generale Figliuolo sta portando avanti, ci staccheremo dall’emergenza. Tra aprile e giugno ne avremo 55 milioni tra Astrazeneca, Pfizer, J&J e Moderna. A queste potrebbero aggiungersi i lotti di Curevac che però potrebbero tardare“.
Giorgio Palù: “Variante inglese dominante: vaccini funzionano”
Giorgio Palù ha fatto il punto anche sulla questione varianti: “In base all’ultimo rapporto dell’istituto superiore di Sanità il ceppo prevalente in Italia, responsabile del 91% dei nuovi casi, è quello cosiddetto inglese il B.1.1.7. La variante brasiliana P.1 è al 4,5%, la sudafricana B.1.351 allo 0,1%, la nigeriana B.1.525 allo 0,5%. Conclusione: l’inglese sembra avere un certo vantaggio selettivo quanto a capacità diffusiva e questo ci rassicura. Sappiamo infatti che tutti i vaccini sin qui approvati sono efficaci nel prevenire la malattia, ricoveri e letalità legate a questa variante“. Chiarezza anche su un punto dirimente: chi si è vaccinato può diffondere il virus? “Uno studio di ricercatori di Israele, dove la variante inglese ha circolato molto durante la campagna di vaccinazione, dimostra che i vaccini a mRna proteggono anche dalla trasmissione del virus. La capacità neutralizzante degli anticorpi indotti dai vaccini è invece diminuita nei confronti delle varianti brasiliana e sudafricana ma permane l’efficacia protettiva nei confronti della malattia. Variante indiana? La B.1.617.2, la cosiddetta variante indiana, non è stata ancora classificata come preoccupante dall’OMS ma solo come “interessante”, cioè da tenere sott’occhio per quanto riguarda la trasmissibilità“.