È previsto nei prossimi giorni il via libera dell’Italia, dopo quello del Regno Unito, al farmaco antivirale Molnupiravir. Lo ha annunciato Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nell’intervista rilasciata a Il Mattino. «D’intesa con il Ministero della Salute», il nostro Paese potrebbe «percorrere la strada di un’autorizzazione emergenziale, sollecitata anche dall’Agenzia europea del farmaco» per il Molnupiravir. In questo modo si aprirebbe la strada al trattamento domiciliare nelle prime fasi del contagio con la pillola di Merck e Ridgeback Biotherapeutics. Il farmaco attualmente è in attesa di approvazione da parte dell’US Food and Drug Administration e dell’Agenzia europea del farmaco Ema), ma l’Italia si prepara. Per il professore emerito di virologia dell’Università di Padova, il Molnupiravir «può essere un farmaco da affiancare ai vaccini nei soggetti esposti o con patologie».



Va però affiancato alle terapie disponibili, come i monoclonali, che «sono efficacissimi, se dati in tempo a soggetti con rischio di sviluppare una malattia grave». Le terapie con anticorpi monoclonali però non sono state sfruttate molto in Italia. Le ragioni vanno individuate nella logistica. «Essendo la finestra di somministrazione molto stretta, entro i primi giorni dalla comparsa dei sintomi, è necessario un collegamento diretto tra momento diagnostico e intervento terapeutico».



I MONOCLONALI A CASA E I VACCINI PER UNDER 12

Ma Giorgio Palù ha spiegato a Il Mattino che pesa anche l’attuale modalità di somministrazione, in endovena, con un’ora di infusione e un’altra in osservazione, perché potrebbero esserci reazioni allergiche rischiose. Ma non si esclude per il futuro l’uso di «combinazioni di monoclonali somministratili sottocute e intramuscolo e si apre la strada all’uso domiciliare». Prima di fare ciò per il presidente dell’Aifa va riorganizzata la medicina sul territorio per diagnosi e terapia. Pur riconoscendo poi l’impatto della campagna vaccinale sulla situazione epidemiologica, per Palù va fatta la terza dose «per potenziare l’immunità».



Ma apre anche alle vaccinazioni dei bambini con meno di 12 anni. «I dati epidemiologici dicono che proprio la popolazione da 6 a 11 anni che frequenta le scuole e non è stata ancora vaccinata è responsabile della maggior percentuale di casi incidenti e serbatoio del virus e il vaccino è efficace e privo di effetti avversi». Ma per la vaccinazione dei più giovani bisogna attendere il responso dell’Ema, atteso entro dicembre, «soppesando rischi e benefici sugli studi di fase 3» sulla vaccinazione degli under 12.

IL MECCANISMO DEI RICHIAMI

Di terza dose Giorgio Palù ha parlato anche a Repubblica, spiegando il meccanismo dei richiami. «Le prime due dosi innescano la risposta immunitaria. Rintracciano l’antigene e attivano il riconoscimento. La terza dose si fa a sei mesi, la sequenza è la stessa degli altri vaccini obbligatori, perché si amplificano le cellule che circolano negli organi linfatici e così si aumenta la risposta immunitaria, perché contiamo delle cellule che ormai sono diventate memoria e si amplificano decine di migliaia di volte». Più che di terza dose, per la quale si può parlare in questi termini per immunodepressi e fragili, per gli altri in realtà è una dose booster. In ogni caso, «parlare di quarta dose per chi ha invece ricevuto il booster… dipende dalla risposta dell’organismo, ma sappiamo che dura almeno due anni la risposta. Dipende anche dal virus, se muta può evadere questa risposta».

Invece sul Molnupiravir ha ribadito che «è un farmaco già usato in precedenza, ci sono già studi di fase 3 che dimostrano efficacia e sicurezza. Possiamo dare un’autorizzazione emergenziale come fatto per i monoclonali. Potremmo farlo per altri due farmaci». Invece sui vaccini anti Covid agli under 12: «I paesi nordici sono molto preoccupati degli effetti collaterali che però sono molto rari. Inoltre, è molto più frequente la miocardite da coronavirus, che può avere conseguenze più gravi».