Secondo il professor Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, sembrerebbe intravedersi la luce in fondo al tunnel nella pandemia di covid. Tra il numero sempre più crescente di persone che si stanno vaccinando, spinte anche dagli ultimi decreti covid, e le persone che invece stanno contraendo il virus acquisendo quindi un’immunizzazione naturale, si sta lentamente andando verso un’endemia. Intervistato quest’oggi dai microfoni del programma Gr1 su Rai Radio 1 ha spiegato: “Il virus prima o dopo finisce per diventare endemico; e questo lo si acquisisce o per selezione naturale, perché il virus non ha interesse a uccidere l’ospite, o perché aumentano le difese immunitarie. E, tra vaccinazioni e infezione naturale, ci stiamo avvicinando verso quella che è un’immunizzazione della popolazione umana”.

La tendenza all’endemia è stata più volte sottolinea in queste ultime settimane dai principali virologi, e la speranza è che veramente si arrivi a questo “risultato” visto che significherebbe che il virus ha perso le sue principali qualità letali, assumendo l’aspetto di un’influenza stagionale che si ripete ogni anno durante le stagioni fredde.

PALU’: “VARIANTE OMICRON PIU’ AGGRESSIVA DI ORA? DIFFICILE CHE SI VERIFICHI”

Secondo Palù la Omicron potrebbe diventare più aggressiva, ma è uno scenario che lo stesso numero uno dell’Aifa definisce poco probabile: “La variante Omicron di Sars-CoV-2, se può avere la contagiosità che ha adesso, più la capacità che aveva Delta di infettare anche un polmone, ecco che può diventare un problema molto serio. Ma è difficile che un virus” si trasformi “in queste condizioni, perché ha già ottenuto un vantaggio selettivo”.

Di conseguenza, aggiunge Palù “credo che, dal punto di vista della virologia evoluzionistica”, il patogeno che causa Covid-19 “tenda a diventare più contagioso, magari più immuno-evasivo, ma meno virulento”. Palù ha concluso parlando dei vaccini, specificando come sia bene aggiornarli “e soprattutto i ricercatori si stanno concentrando sui vaccini pan-coronavirus. Ricordo però – chiosa – che stiamo tentando da 20, 30 anni per l’influenza”, con l’obiettivo di ottenere un vaccino ‘universale’, “e ancora non l’abbiamo”.