Questa sera sarà protagonista nello studio di ‘Storie di donne al bivio’ – in seconda serata su Rai 2 – la mamma di Pamela Mastropietro che solamente all’inizio di quest’anno è riuscita ad ottenere la meritata giustizia per il tristissimo caso di cronaca nera che l’ha coinvolta e ha preso la coraggiosa decisione (per ora rimasta inascoltata) di incontrare Innocent Oseghale – il killer di sua figlia – in carcere per avere con un lui a faccia a faccia che spera le permetterà di conoscere l’intera verità e le ragioni dietro a quel feroce e violento gesto compiuto quasi 6 anni fa.



Tra queste righe il nostro intento sarà proprio quello di ripercorrere quanto accaduto a Pamela Mastropietro, partendo dall’omicidio vero e proprio ed arrivando fino ai processi, ad Oseghale e alle teorie della famiglia della ragazza: il punto di partenza – però – ci riporta ancora più indietro all’ottobre del 2017 quando la ragazza 18enne si trasferì da Roma ad una comunità di recupero per tossicodipendenti a Macerata, dove rimase fino a quel maledetto 29 gennaio del 2018.



Quel giorno – infatti – Pamela Mastropietro si allontanò volontariamente dal centro facendo perdere completamente le sue tracce per un paio di giorni, fino alla notte tra il 30 e il 31 gennaio in cui un passante – casualmente – notò due valigie abbandonate in un fossato elle porte di Macerata nelle quali venne trovato il corpo smembrato della giovane ragazza: le indagini furono rapide e portarono ben presto al nome di Innocent Oseghale che da quel momento è sempre stato l’unico indagato.

Cosa è successo a Pamela Mastropietro: dall’omicidio all’arresto di Innocent Oseghale

Da una ricostruzione fatta in un secondo momento, si scoprì che Pamela Mastropietro in quell’occasione cercò di raggiungere la stazione per tornare a Roma, ma dato che perse il treno accettò di farsi ospitare da un tassista: il giorno dopo si recò al vicino parco Diaz dove era certa che si sarebbe potuta facilmente procurare della droga e fu lì che incappò – suo malgrado – in Innocent Oseghale che raggiunse nella sua abitazione prima di sparire nel nulla.



Scoperto il collegamento tra Oseghale e Pamela Mastropietro gli inquirenti non ci hanno messo a trovare – a casa del nigeriano – i vestiti ancora sporchi di sangue della ragazza e già nel febbraio del 2019 si diede il via al processo con rito abbreviato: dal conto suo l’uomo si è sempre detto innocente, sostenendo di aver smembrato il corpo della ragazza morta a causa di un’overdose; ma ad incastrarlo ci furono i referti dell’autopsia di Pamela Mastropietro (che esclusero l’overdose) e la testimonianza resa dal suo compagno di cella al quale avrebbe raccontato l’intero omicidio.

Ad oggi Oseghale è stato condannato in tutti e tre i gradi di giudizio all’ergastolo e a gennaio di quest’anno è stato anche respinto il ricorso per far cadere l’aggravante della violenza sessuale – e di conseguenza ridurre la pena impartita -; mentre la madre di Pamela Mastropietro non ha mai smesso di sostenere che secondo lei il nigeriano non avrebbe agito da solo, ma si sarebbe servito – quanto meno – di uno o due complici, ma per ora non si è ancora trovato alcun riscontro alla sua ipotesi.