All’indomani dalla sentenza di condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale, il nigeriano che ha violentato, ucciso e fatto a pezzi il cadavere di Pamela Mastropietro, la madre della giovane, Alessandra Verni, torna a parlare e lo fa tra le pagine de “La Verità”, dove ribadisce quanto già detto dopo la sentenza di condanna: “Pamela ha avuto giustizia, ma ora vogliamo la verità tutta. L’ho detto anche ieri: lui è stato il primo a essere condannato, ora tocca agli altri”. La donna si è detta soddisfatta dall’esito del processo “ma non è la parola fine su questo caso che è unico nel mondo: non c’ è negli ultimi cinquanta anni ricordo di una violenza simile sul corpo di una vittima. Se ci sarà l’ appello come la difesa ha già annunciato ne faremo occasione di approfondimento”, ha proseguito. A permettere l’esito favorevole del processo è stato l’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela che ha spiegato: “La fretta di chiudere il caso ha avuto un significato politico”. A suo dire, circoscrivere tutte le responsabilità su Oseghale ha avuto proprio questo significato ma la difesa della famiglia Mastropietro non intende affatto fermarsi ed ha già annunciato opposizione al proscioglimento di Desmond Lucky, al fine di capire quale sia stato il suo ruolo. “Il caso Pamela, come lo hanno chiamato, ha avuto un impatto politico”, ha ribadito. La testimonianza di quanto la morte della 18enne abbia scosso le coscienze sono stati proprio i voti della Lega a Macerata. “Ha posto il problema della sicurezza, del contrasto allo spaccio e alle mafie estere e a quella nigeriana in particolare. Almeno per questo mia nipote non ha perso la vita invano”, ha aggiunto l’avvocato.
PAMELA MASTROPIETRO: OSEGHALE E L’OMBRA DELLA MAFIA NIGERIANA
Anche per la madre di Pamela Mastropietro, Oseghale non ha fatto tutto da solo: “Ma saperlo non serve solo a me, a noi, saperlo serve a contribuire a rompere il velo d’ ipocrisia”, dice. Poi annuncia la realizzazione di una Fondazione a nome della figlia, “per aiutare chi è vittima della droga, sradicare lo spaccio e cercare di salvare altre ragazze come mia figlia. Mio fratello pensa a un Osservatorio per monitorare la mafia nigeriana, le mafie estere che operano in Italia. Se fosse stato fatto prima Pamela sarebbe ancora viva”, ha aggiunto la donna. Tra gli argomenti che più la toccano, il fatto che Oseghale non doveva neppure essere in Italia. “Credo che questo delitto sia anche frutto di una gestione sbagliata dell’ immigrazione e dell’ ottusità della burocrazia. Per questo vogliamo costituire l’ Osservatorio sulle mafie estere presenti in Italia”, ha commentato l’avvocato. Ed a proposito di mafia nigeriana, il procuratore di Macerata ha sempre cercato di lasciare fuori dal processo questo aspetto. “Ringrazio il Procuratore e tutti gli inquirenti, ma su questo abbiamo opinioni diverse; l’ entità dello spaccio a Macerata era tale da destare molti sospetti. Peraltro in vista dell’ appello porteremo altre prove”, ha aggiunto l’avvocato Verni. Un ultimo pensiero a Pamela, alla ragazza che realmente era e non a quell’immagina che è emersa: “Pamela era una ragazza buona, generosa, negli ultimi anni purtroppo era assediata dai suoi fantasmi”, ha detto l’avvocato e zio che ora lotta per farle avere la giustizia che merita.