La madre di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni, continua a lottare per sua figlia. La 18enne romana, i cui resti furono rinvenuti all’interno di due trolley in un fosso vicino a Pollenza (Macerata), fu brutalmente uccisa e pretende ora che si sveli “la vera verità” e cioè che si stabilisca con certezza se Pamela sia stata anche stuprata da chi l’ha uccisa, smembrata e fatta a pezzi. Il pusher di origine nigeriana Innocent Oseghale è già stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, ma, con il processo bis che riprenderà il 25 gennaio, la donna chiede che non si trascuri nulla, neppure un dettaglio.
Al dolore per la morte della figlia Pamela Mastropietro, la mamma risponde con la forza della fede: “Credere in Dio mi ha aiutato molto ad affrontare l’ergastolo di gran dolore dopo il massacro di Pamela – ha dichiarato ai colleghi de ‘L’Avvenire’ –. Ho resistito e resisto anche grazie alla vicinanza dei miei familiari e di alcune persone che mi sono state accanto e mi hanno aiutato a rimanere forte. Sono state tantissime, e continuano ad esserlo, le manifestazioni di affetto e di vicinanza nei miei confronti. Anche se poi, di fronte al dolore, ai pensieri, ai dubbi, ai rimorsi, si rimane fondamentalmente in solitudine”.
PAMELA MASTROPIETRO, LA MADRE ALESSANDRA VERNI: “SIA FATTA GIUSTIZIA”
Il messaggio che la madre di Pamela Mastropietro intende dare è quello di rimanere forti: “Penso ai genitori di Desirée Mariottini e a quello che hanno fatto a Saman Abbas, ma anche ad altri casi […]. Penso spesso a un passaggio del Deuteronomio, letto tempo fa, che recita: ‘Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore tuo Dio cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà. Il Signore stesso cammina davanti a te; egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d’animo!’. Ecco, questo è l’incoraggiamento che mi sento anche di dare a chi soffre”.
Questo non toglie che Pamela Mastropietro meriti giustizia e sua mamma chiede che questa sia fatta a tutto tondo: “Due Corti di Assise hanno accertato anche l’esistenza dello stupro e non capisco perché ora sia stato rimesso in discussione. Una ragazza che si era appena allontanata da una comunità terapeutica, cessando l’assunzione dei medicinali che le venivano somministrati, con una patologia psichiatrica grave, senza telefono, senza soldi, forse impaurita e con la voglia di tornare a casa. Insomma: una giovanissima in stato di bisogno di cui tutti potevano approfittare”.