Niente sconto di pena per Innocent Oseghale: i giudici della Cassazione hanno confermato l’ergastolo per l’omicidio di Pamela Mastropietro e la violenza sessuale. L’imputato era stato condannato all’ergastolo in primo grado e in appello, ma i giudici della Suprema Corte confermarono definitivamente la responsabilità del nigeriano per l’omicidio, annullando la sentenza di secondo grado riguardante lo stupro e disponendo che su questa contestazione si tenesse un nuovo processo a Perugia. Qui i magistrati hanno condannato Oseghale per la violenza sessuale, scrivendo nelle motivazioni che la ragazza «reagì perché fu abusata mentre era drogata, per questo Oseghale la uccise».



La sentenza, impugnata dalla difesa, è tornata in Cassazione. Oggi i giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso del difensore, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale. «Da sei anni aspettavo questo momento, è quello che speravo. Ma la mia battaglia non finisce qui», il commento di Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, anche in riferimento ad altre responsabilità. (agg. di Silvana Palazzo)



PAMELA MASTROPIETRO, OGGI SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLO STUPRO

L’omicidio di Pamela Mastropietro torna in tribunale. La Cassazione deve decidere sulla correttezza della condanna per violenza sessuale a Innocent Oseghale, già colpevole in via definitiva per aver ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana nel gennaio 2018 a Macerata. Si tratta di un passaggio importante: dal riconoscimento dello stupro, infatti, dipende la conferma dell’ergastolo o la possibilità di infliggere una pena inferiore al 35enne nigeriano. I giudici della Suprema Corte avevano respinto questa fattispecie, annullando due anni fa l’aggravante, disponendo un Appello bis solo sullo stupro nel gennaio 2022. A Perugia la violenza è stata riconosciuta e, quindi, dopo un anno si torna nuovamente in Cassazione.



La sostituta pg Maria Francesca Loy, come riportato dal Corriere della Sera, ha chiesto la conferma dell’ergastolo dichiarando inammissibile il ricorso della difesa per l’accusa di violenza sessuale, che «si basa sulla prova logica». La pg nel corso dell’udienza ha ricordato le sentenze passate in giudicato riportano che «nella ricostruzione dei fatti è smentito che il rapporto fosse avvenuto nel sottopasso ed è pacifico e motivato che si è verificato nell’abitazione». La tesi della pg, contrastata dalla difesa, è che «il modo in cui è stato smembrato il corpo» di Pamela Mastropietro «dimostra che l’assassino voleva coprire la violenza sessuale».

OMICIDIO PAMELA MASTROPIETRO, “ASSURDO NEGARE CHE SIA STATA VIOLENTATA”

Prima dell’udienza della Cassazione la mamma della ragazza, Alessandra Verni ha dichiarato: «Mi aspetto che sia fatta giustizia, con la conferma della sentenza d’Appello per il massimo della pena». L’avvocato Marco Verni, che assiste la sorella, confida nella conferma della condanna all’ergastolo di Innocent Oseghale. «Negare, o mettere in dubbio, che Pamela sia stata anche violentata in un contesto criminale che è stato definito un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi cinquanta anni, sarebbe davvero assurdo. Processualmente, vi sono tutti gli elementi per poterlo affermare con serena certezza», le parole riportate dal Corriere. Innocent Oseghale, che è diventato padre di un bambino avuto dalla compagna italiana, dal carcere ha chiesto più volte scusa per quanto accaduto a Pamela Mastropietro, negando però di aver violentato e ucciso la ragazza.

La mamma della vittima, invece, spera nel suo pentimento e «che lui faccia i nomi e dica tutta la verità su quello che è successo quel giorno». Infatti, la mamma di Pamela è convinta che la mancata individuazione dei complici renda precaria la verità sul delitto, col sospetto coinvolgimento della mafia nigeriana e una tratta in cui avrebbero provato a inserire la ragazza. «Ci sono due dna che non si sa di chi siano, intercettazioni nelle quali alcuni personaggi dicono che quel giorno erano nella casa, ci sono troppe cose che non tornano, ci sono tanti aspetti che meritano una risposta. E qualcuno queste risposte me le deve dare. Io le pretendo», rilancia Alessandra Verni.