Pamela Mastropietro è una delle tre giovani protagoniste – insieme a Desirée Mariottini e a Sara Bosco – del docufilm “Violenza stupefacente”, in onda questa sera sul Nove. Un viaggio nel dramma della tossicodipendenza ma anche dello spaccio di sostanze stupefacenti, oggi tornato sempre più pericolosamente in voga tra i giovani. Tra le vittime c’è anche Pamela, giovane 18enne romana uccisa e fatta a pezzi a Macerata, il 30 gennaio dello scorso anno. Il giorno prima della sua morte, la ragazza si era allontanata dalla comunità Pars di Corridonia dove era ospite da alcuni mesi per via di problemi psichici e di tossicodipendenza. Pamela ebbe la sfortuna di imbattersi in quello che poi si rivelò essere il suo assassino. nei giardini Diaz di Macerata fu adescata, con la promessa di una “dose”, dallo spacciatore nigeriano Innocent Oseghale. L’uomo abusò di lei, la uccise e poi fece a pezzi il suo cadavere occultandone i resti in due valigie abbandonate sul ciglio della strada a Pollenza. Il suo assassino, lo scorso 29 maggio è stato condannato all’ergastolo in quanto ritenuto colpevole di averla stuprata e di aver commesso uno scempio indescrivibile sul suo cadavere. Per la morte di Pamela Mastropietro furono coinvolti altri due nigeriani, fermati come complici e poi scagionati. Oseghale è stato invece ritenuto colpevole dalla giuria popolare del tribunale di Macerata, che lo ha condannato per i reati di omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, vilipendio, distruzione del cadavere e occultamento.



OMICIDIO PAMELA MASTROPIETRO, UCCISA E FATTA A PEZZI DA OSEGHALE

Alessandra Verni, madre della povera Pamela Mastropietro, nonostante la condanna all’ergastolo a carico di Innocent Oseghale continua a sostenere che ci siano ancora altri responsabili. La stessa donna, come riferisce Repubblica.it, dopo la sentenza aveva commentato: “Fuori uno, adesso tocca a tutti gli altri. Non credo che Oseghale abbia fatto tutto da solo, siamo convinti che ci siano altre colpevolezze da accertare. Quei segni di contenimento sul braccio di Pamela sono il segno che le hanno iniettato a forza la dose di eroina. Pamela odiava gli aghi, l’eroina la fumava ma sono sicura che non si bucava. Sono state dette e scritte tante cose non vere, su di lei”. Lo scempio subito da Pamela non potrà certamente essere cancellato da una condanna ed il dolore nei suoi cari resta intatto, a distanza di un anno e mezzo dall’omicidio. Lo stesso scempio si trasformò in follia quando Luca Traini iniziò a sparare a caso su uomini di colore per vendicare la morte della 18enne romana.

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