Pamela Prati torna con un nuovo brano, Anni 60. A La verità, l’artista racconta la nuova canzone: “In questo brano ho potuto ritrovare tante cose che ho vissuto da ragazza e che mi accomunano a quel decennio: la libertà, i Beatles, il juke-box, l’amato drive-in, i falò sulla spiaggia a Fregene. Mi ricordo i vicoletti di questa Roma che amo tanto, quando sognavo di poter entrare anche io a far parte del mondo dello spettacolo. Ci sono riuscita e ho interpretato sul palcoscenico le dive degli anni Sessanta, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Silvana Pampanini…”.



Quella della musica, è una carriera parallela a quella di attrice e soubrette: “Questa canzone nasce da un’idea degli Atmosfera blu, che già nel 2018 mi avevano confidato il loro desiderio di collaborare con me. Il mio produttore, Gabriele Palazzi, mi ha parlato di questo progetto e mi ha mandato il testo: me ne sono innamorata follemente! È un pezzo che piace veramente a tutti, è carinissimo, ti rimane nella testa. Quest’estate faremo molte serate”. Il brano, a detta dell’artista, è un “arcobaleno di gioia. Noi tutti andiamo a ripescare cose e sentimenti dal passato perché il passato è la storia. Gli anni Sessanta, poi, sono mitici perché si cominciava a respirare il sapore della libertà. Adesso con un clic fai tutto, prima con la monetina, andavi al bar a scegliere la tua canzone preferita nel juke-box. Ci si incontrava con gli amici e si condivideva un sacchettino di pop- corn”.



Pamela Prati: “Volevo vivere a Roma dopo la prima volta che l’ho vista”

A La Verità, Pamela Prati racconta il momento in cui ha lasciato la Sardegna per approdare nella Capitale: “Ho compiuto i miei diciott’anni a Roma”. Non era però la prima volta che la soubrette visitava la Città Eterna: “Era la seconda volta perché c’era la mia sorella maggiore. Quando sono arrivata, me ne sono innamorata e ho detto: “Io voglio vivere a Roma e coronare i miei sogni”. E così è stato”.

“Prima di venire a Roma, ho passato parte della mia infanzia in collegio, quindi non ho potuto studiare per problemi economici perché eravamo tanti figli. Un’infanzia un po’ rubata. Ero un’adolescente ricca di sogni che voleva riscattarsi da questa vita che già da piccola era stata ingiusta. Guardavo in televisione Raffaella Carrà: era il mio mito, insieme alle gemelle Kessler”, spiega ancora Pamela. Idoli che, poi, l’artista ha conosciuto e con i quali ha collaborato. Per questo, lei non ha dubbi: quello che poi è diventata a Roma era quello che sognava di diventare quando era in Sardegna. All’inizio, però, non tutto è stato semplice: “Quando sono venuta a Roma facevo la commessa in un negozio di abbigliamento, in un vicoletto a via Della Croce, per guadagnarmi da vivere. Come in un film entrò, insieme ad Anita Ekberg, Alberto Tarallo, che sarebbe diventato il mio agente, mi vide e mi disse: “Ma tu sei sprecata qui!”. Feci un provino, perché all’epoca si facevano i provini prima di essere reputati idonei”.



Come è nato il nome d’arte

Il nome “Pamela Prati” fu scelto da Alberto Tarallo. Il cognome, però, non era un riferimento al calciatore del Milan: “Veramente noi di calcio non sapevamo niente. Semplicemente perché Prati stava bene con Pamela e PP suonava bene, come BB, Brigitte Bardot, e CC, Claudia Cardinale. Era un nome facile e diretto. È iconico”. Il Bagaglino, dove Pamela Prati è diventata famosa, “È la mia famiglia. Il 23 aprile Mara Venier a Domenica in ci ha fatto un omaggio emozionante. È stata una bella pagina della televisione. C’eravamo io, Pingitore, Martufello, Leo Gullotta, Valeria Marini e Gabriella Labate. Televisamente parlando, io ho iniziato con Biberon e Crème Caramel”.