La Corte di assise di appello di Perugia ha pubblicato le motivazioni sulla conferma dell’ergastolo per Innocent Oseghale in merito all’omicidio di Pamela Mastropietro. La conferma della sentenza contro l’imputato è arrivata a febbraio, mentre solamente ora la Corte ha pubblicato la sentenza, sottolineando come la ragazza reagì con veemenza allo stupro, portando “all’ebnorme reazione” dell’uomo che non ha “esitato ad ucciderla” per evitare qualsiasi problema.



Secondo la corte “Pamela non avrebbe mai potuto acconsentire, né aveva acconsentito, ad un rapporto sessuale non protetto con” Oseghale, pur sottolineando che fosse “ben consapevole della prospettiva di doversi sessualmente intrattenere con lui in cambio della procurata disponibilità dello stupefacente”. La dimostrazione sarebbe che “aveva con sé i due profilattici” che le assicuravano un certo livello di tranquillità. Tra Oseghale e Pamela ci sarebbe stata una “iniziale violenza di tipo costrittivo” causata dal fatto che lei avesse capito le intenzioni del partner, ma poi la droga avrebbe fatto il resto, portandolo ad un “approfittamento dello stato soporoso ormai completamente manifestatosi nella vittima”.



Pamela Mastropietro: le ragioni della sentenza contro Oseghale

Secondo la Corte, Oseghale avrebbe condotto Pamela Mastropietro, tardando lo scambiando della droga, a casa sua al fine di “intrattenersi sessualmente con lei”. A quel punto lei avrebbe voluto, per prima cosa, assumere la sostanza anche a causa del fatto che le terapie della comunità fossero state interrotte. L’imputato, “pretendendo di consumare un rapporto senza protezione, aveva preso dapprima a percuoterla e colpirla per vincere la resistenza della ragazza che, però, diveniva sempre più flebile”.



Con Pamela ormai interte, Oseghale “aveva portato a termine l’atto sessuale” senza protezioni. Una volta che lei si sarebbe ripresa, però, “non poteva non essersi resa conto” del rapporto non protetto e aveva manifestato “la sua legittima rabbia in aperta e veemente contestazione” contro l’imputato, “palesandogli la gravissima offesa subita e, al contempo, l’intenzione di non lasciar ‘cadere lì’ quella turpe azione”. A quel punto, però, Oseghale, davanti alle minacce di Pamela ha “deciso di risolvere il problema aggredendola fisicamente con le due coltellate sino portare a termine l’azione omicidiaria; dedicandosi poi, con fredda lucidità, a cercare di far scomparire totalmente le tracce biologiche”.