A Panama, dopo un violento e complicato mese di proteste, il presidente Laurentino Cortizo ha annunciato la chiusura di una delle più grandi miniere di rame al mondo, prima tra quelle che si trovano nell’America Centrale. Una decisione dettata, soprattutto, dalla protesta, alla quale hanno partecipato gli ambientalisti di tutto il mondo, incluse alcune “star” come l’attore americano Leonardo DiCaprio e l’attivista Greta Thunberg.
Dietro alla chiusura della miniera di rame a Panama, però, si nasconde anche un possibile riflesso sulla transizione verde globale, dato che si tratta di un materiale fondamentale per produrre, tra le altre cose, le batterie per i veicoli elettrici, le turbine eoliche e anche i cavi per il trasporto dell’energia. Da sola, la miniera in questione che era stata appaltata ad un’azienda canadese, la First Quantum, produceva circa l’1,5% del rame mondiale, oltre a costituire per Panama un’importante fonte di reddito e Pil, contribuendo a circa il 5% di quest’ultimo. Inoltre, ora i circa 7mila dipendenti della miniera rischiano il lavoro, mentre l’economia panamense potrebbe essere declassata nel suo rating investment, attualmente a livello tripla B.
Le proteste contro la miniera di rame a Panama
Insomma, in merito alla miniera di rame a Panama hanno vinto gli ambientalisti, con effetti tuttavia che rischiano di ripercuotersi soprattutto sui paesi più svantaggiati dal punto di vista economico, dato il prezzo competitivo del minerale sul mercato internazionale. Lo stop è stato deciso già lo scorso mese, esattamente il 28 novembre, dopo ben due sentenze da parte della corte suprema americana che avevano bollato come “incostituzionali” i contratti con l’azienda canadese.
Le proteste contro la miniera di rame a Panama, infatti, erano scattate dopo che il 20 ottobre il parlamento aveva approvato il contratto con la First Quantum, affidandogli la gestione della miniera per i almeno altri 20 anni, dopo il contratto firmato nel 2017 e già bollato come incostituzionale per via dell’assenza di una gara d’appalto e di una consultazione pubblica. Dal conto suo la First Quantum aveva già investito nella miniera di rame a Panama oltre 10 miliardi di dollari, che ora sono andati persi. La protesta, invece, è destinata ad essere ricordata come la più lunga e diffusa dalla caduta che il territorio panamense abbia mai registrato, almeno dalla caduta del dittatore Manuel Noriega nel 1989, ed ha causato in poco più di un mese più di 1,7 miliardi di dollari di perdite economiche in diversi settori.