Da un anno sentiamo parlare di come la pandemia Covid abbia stravolto le nostre vite, della crisi sanitaria che ha innescato. Ma l’emergenza potrebbe segnare se non la fine del capitalismo, almeno l’inizio di una nuova fase, anche perché ha dimostrato che i governi possono spendere liberamente per aiutare chi è in difficoltà. Non è neppure la prima volta che accade, ma se alle crisi economiche passate siamo sopravvissuti in maniera più o meno indenne, stavolta le cose potrebbero andare diversamente, perché nell’ultimo decennio, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, sono stati gettati i semi per un’economia in cui i governi sono più interventisti. Della riforma del capitalismo si parla dal 2010, ma non ci sono stati cambiamenti sostanziali, solo formali. È aumentata la divulgazione aziendale, ci sono più donne nei consigli di amministrazione ed è stato affrontato il tema del razzismo tra i leader aziendali. Ma c’è ancora molta strada da fare. Una cosa è certa: si è parlato molto finora, ma con la pandemia Covid è arrivato il momento di agire.
PANDEMIA COVID, PER WSJ È LA FINE DEL CAPITALISMO
Ora o mai più, anche perché il capitalismo ha mostrato tutte le sue fragilità con la pandemia Covid. Negli Stati Uniti oltre 17 milioni di cittadini sono rimasti senza lavoro, la disoccupazione resta sopra i 10 milioni. Ma i ricchi si sono ulteriormente arricchiti, i prezzi delle obbligazioni sono saliti e le azioni sono balzate di nuovo ai massimi dopo il minimo di marzo. Chi pensava che il capitalismo si sarebbe “adattato” da solo a questa nuova era si è sbagliato di grosso, perché solo i governi possono cambiare sostanzialmente le cose. Ne è convinta Lynn Forester de Rothschild, comproprietaria della rivista Economist e direttrice di Estée Lauder. Aveva creato la Coalition for Inclusive Capitalism nella convinzione che i leader economici potessero cambiare le cose.
Al Wall Street Journal ora ammette che deve essere il governo ad agire. Ma in che modo? Non si parla di contrapporre al capitalismo il socialismo, ma di coinvolgere direttamente lo Stato lasciando meno iniziativa agli azionisti. Una crisi può essere un’occasione di rinascita. L’Unione europea, ad esempio, lo ha dimostrato lanciando un massiccio programma di spesa. E gli Stati Uniti sembrano pronti a cambiare direzione. “I sondaggi mostrano che la popolazione è largamente a favore di una maggiore spesa”, scrive WSJ. E avverte gli azionisti: devono prepararsi al grande cambiamento che è all’orizzonte.