Una pandemia imminente. Nel 1997 i vertici sanitari del Regno Unito svilupparono un piano contingente proprio perché credevano che presto ci sarebbe stata un’epidemia in grado di interessare tutto il mondo. Il piano prevedeva proprio possibile chiusura delle scuole, vaccinazione di massa e restrizioni per i viaggi globali. I medici credevano infatti che la pandemia fosse imminente e che sarebbe arrivata dall’Oriente, come si legge nei documenti.



Il Dipartimento di Salute, Servizi Sociali e Pubblica Sanità dell’Irlanda del Nord ha ricevuto il piano contingente per un’influenza pandemica nel marzo del 1997. Nel documento si legge: “Le seguenti condizioni coesistenti suggeriscono che una pandemia è imminente: l’emergere di un nuovo ceppo del virus dell’influenza che ha un marcato spostamento antigenico – un nuovo virus; un’alta percentuale di persone suscettibili nella popolazione, cioè senza immunità al nuovo virus né dalla vaccinazione né da una precedente infezione con un virus simile; evidenze che il nuovo virus può diffondersi e causare malattie umane”.



Pandemia, il piano di Regno Unito e Irlanda del Nord nel 1997

Il documento sulla pandemia sviluppato dal Regno Unito nel 1997 evidenziava come le influenze iniziano solitamente in Asia per poi diffondersi in Europa. Nel testo si legge: “Se ciò si verificherà, è probabile che ci saranno avvertimenti prima che un nuovo ceppo appaia nel Regno Unito, sebbene la diffusione possa essere molto rapida”. All’epoca, infatti, ci fu un’influenza aviaria a Hong Kong, contenuta dopo l’abbattimento di una massa di polli.

Il piano d’emergenza avvertiva che qualsiasi influenza iniziata in Cina, probabilmente si possa diffondere rapidamente a causa “dell’apertura della Cina al commercio e al turismo” e “l’aumento del movimento internazionale delle persone e un maggiore uso di metodi di trasporto rapidi”, come poi realmente è successo nel 2019. In risposta, anche l’Irlanda del Nord sviluppò un suo piano firmato dalla dottoressa Elizabeth Mitchell. Questo raccomandava che la priorità fosse garantire “forniture di vaccino contro il nuovo ceppo e immunizzare il maggior numero possibile di persone”, in particolare “gruppi di popolazione più a rischio di malattie gravi o di morte”. Come si legge nel piano, la diffusione sarebbe stata minore “riducendo i viaggi non necessari, soprattutto a lunga distanza, e incoraggiando le persone affette dalla malattia a rimanere a casa”.