Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico “Galeazzi”, è intervenuto ai microfoni di “Mattino Cinque News” nella mattinata di oggi, martedì 1 novembre 2022. In particolare, l’esperto medico ha analizzato la situazione connessa alla pandemia di Coronavirus, dicendo: “Le vaccinazioni sono servite. Tutte le ricerche scientifiche hanno evidenziato limiti rispetto all’efficacia e agli eventi avversi, che indubbiamente ci sono, ma hanno fatto la differenza nel rallentare la corsa del virus. Le mascherine? A mio avviso servono ancora in determinati momenti e in determinate strutture: si aspetta una valutazione e una tempistica che credo non valga la pena di attuare istantaneamente rispetto a un frangente difficile, nel quale non c’erano manuali di gestione”.



All’inizio, quando c’erano in circolazione “solo” la variante Delta e il virus di Wuhan, “la capacità protettiva dei vaccini era stata individuata e confermata in termini percentuali – ha proseguito Pregliasco –. Via via che le nuove varianti si sono inserite, effettivamente questa capacità di ridurre il contagio è diminuita. Non era però questo l’obiettivo principale della vaccinazione, che ha invece ridotto gli effetti più gravi della malattia, l’ospedalizzazione”.



FABRIZIO PREGLIASCO: “LA PANDEMIA NON FINISCE PER DECRETO”

Nel prosieguo del suo intervento su Canale 5, Fabrizio Pregliasco si è espresso sui medici no vax: “Purtroppo in ogni professione e in ogni ambito ci sono persone che hanno pareri diversi – ha asserito –. Chi non ha voluto vaccinarsi l’ha fatto non informandosi e non seguendo le evidenze della ricerca scientifica. Questo però mi lascia perplesso sull’approccio che un medico può avere nei confronti di altre patologie”.

La pandemia, ha chiosato Pregliasco, “non finisce per decreto, è un continuum. Andiamo verso una convivenza con il virus. Dovremo continuare a mantenere alta l’attenzione e avremo ancora onde di risalita dei contagi, in quanto il Covid continua il suo sporco mestiere. È opportuno rivaccinarsi dopo 4-6 mesi, soprattutto se si è soggetti fragili, anziani e a rischio”.