La Banca d’Italia teme gli effetti dei tassi d’interesse alti e della restrizione del bilancio della Banca centrale europea. Infatti, per il nuovo governatore di Bankitalia Fabio Panetta, la stretta monetaria «si sta rivelando più forte di quanto era stato previsto». Ne parla a quasi un mese dal suo ritorno in Banca d’Italia, il primo intervenuto pubblico da governatore, in cui oscilla tra le dinamiche della Bce da cui proviene e lo stato dell’economia italiana. Pur ritenendo necessaria la politica monetaria della Bce, perché farà scendere l’inflazione verso il 2%, Panetta ritiene che ora sia necessario «evitare inutili danni per l’attività economica e rischi per la stabilità finanziaria». Il timore, dunque, è che la “cura” della Bce all’inflazione rischi di produrre più danni che benefici. Ma i segnali che arrivano da Christine Lagarde non fanno ben sperare. L’inflazione cala, ma «lo scenario è incerto» e «non è il momento di proclamare vittoria».



Quindi, la Bce non ha intenzione di ridurre i tassi. Forse proprio per questo il governatore di Banca d’Italia ha deciso di parlare chiaramente, spiegando che non c’è alcuna «ripresa della pressione inflazionistica», anzi quella di fondo «misurata su base trimestrale», più accurata, è al 2,6%, pertanto bisogna «evitare inutili danni per l’attività economica e rischi per la stabilità finanziaria», soprattutto in Italia, dove lo sviluppo vive «una fase di ristagno, come del resto quello europeo». Per quanto riguarda la stretta monetaria, «il costo dei prestiti bancari è considerevolmente aumentato; la dinamica della moneta e del credito è rapidamente scesa su valori simili o inferiori a quelli registrati dopo la crisi finanziaria». Per Panetta la stretta monetaria «ha sin qui prodotto solo parte dei suoi effetti» e continuerà «a frenare la domanda anche in futuro».



PANETTA SULLA SITUAZIONE ECONOMICA ITALIANA

Fabio Panetta sa bene che nella prossima riunione della Bce potrà ottenere poco sui tassi, quindi si aspetta altro. «L’attuale correzione monetaria differisce da quelle precedenti. Essa produce effetti non solo mediante la tradizionale manovra sui tassi ufficiali, ma anche attraverso una contrazione del bilancio dell’Eurosistema, che comporta un calo della liquidità in circolazione», quindi un’ulteriore restringimento del credito. Riguardo il sistema bancario italiano, Panetta ha spiegato che «è in grado di gestire sviluppi sfavorevoli». Infatti, il governatore di Bankitalia si è soffermato pure sull’economia italiana. Stando alle previsioni disponibili l’attività produttiva «rimarrà debole nel 4° trimestre» del 2023 e «dovrebbe accelerare nei prossimi mesi». Comunque, l’anno prossimo «la crescita rimarrebbe inferiore all’1%». Per Panetta bisogna partire da «un dato fondamentale», cioè che «la nostra economia soffre da oltre due decenni della stagnazione della produttività del lavoro». La ripartenza passa allora da un sentiero che deve puntare su «investimenti e produttività».



Ma Panetta avverte: «Non dobbiamo ripetere l’esperienza degli anni 2000, quando una sostenuta dinamica degli investimenti si associò a magri guadagni di produttività». Considerando che la demografia langue, l’occupazione può dare un contributo scarsissimo, «anche negli scenari più favorevoli». La crescita «dipenderà quindi dalla capacità di aumentare il prodotto per unità di lavoro» e dall’allargamento della «platea delle aziende innovative e dinamiche». D’altra parte, va ridotto il peso del debito pubblico, che «opprime l’economia italiana da troppi anni» e rende «vulnerabile» l’Italia. Il debito alto, ha aggiunto Panetta, toglie risorse «alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo» e «accresce il costo dei finanziamenti per le imprese, riducendone la competitività e l’incentivo a investire». Per Panetta bisogna liberarsene evitando gli errori del passato, agendo su finanza e crescita, pur non essendo un compito facile.