Dal primo gennaio del prossimo anno la storica detrazione fiscale del 50% per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio scenderà al 36%. Tra questi interventi c’è anche l’installazione di piccoli impianti fotovoltaici in ambito residenziale (ricordo invece che gli impianti realizzati dalle imprese e in generale i grandi impianti su tetto o copertura non godono di detrazioni, tranne poche eccezioni).



Questo provvedimento finirà non solo per penalizzare le famiglie italiane propense a scegliere l’energia solare, ma probabilmente indebolirà quella transizione energetica che sta già portando benefici a largo raggio su tutta la comunità. Ogni anno ci sono decine di migliaia di privati che investono i propri risparmi per realizzare questi impianti da cui ottengono energia pulita a costo zero e un rientro dell’investimento nell’arco di 4 o 5 anni.



Complessivamente in Italia questi impianti sono circa un milione e mezzo, che arrivano a coprire ben l’85% di tutti gli impianti fotovoltaici in esercizio nel nostro Paese. Questo fitto arcipelago di impianti sui tetti delle nostre case (dove non arrecano alcun fastidio, non si vedono, non generano emissioni e non fanno rumore) nel 2023 hanno prodotto 6.550 GWh, una quantità sufficiente per coprire il 2,5% della produzione nazionale di energia elettrica (complessivamente il fotovoltaico copre il 12,2%). Certo, quel 2,5% è una fettina davvero marginale, verrebbe da dire quasi irrilevante, però porta con sé dei valori che non andrebbero sminuiti, ma anzi, valorizzati e favoriti.



Il primo valore, e più evidente, è il fatto che consumare l’energia autoprodotta porta un risparmio per privati e famiglie, invece di rafforzare i profitti dei trader dell’energia. E questo beneficio potrebbe avere una ricaduta a più ampio raggio, su tutti i consumatori.

In altri Paesi europei come Spagna e Germania la crescita di fotovoltaico ed eolico ha avuto un effetto diretto sul calo dei prezzi dell’energia elettrica arrivando nei mesi scorsi addirittura al fenomeno dei prezzi negativi, cioè con un costo sotto lo zero. In Italia no. Nei grafici che visualizzano i prezzi dell’energia elettrica, la linea dell’Italia è sempre quella più alta. La nostra energia elettrica è la più costosa d’Europa e paga una storica dipendenza dal gas, ai cui costi rimaniamo vincolati senza la possibilità di godere appieno dei benefici della diffusione delle rinnovabili.

Diciamo la parola più esatta: le nostre bollette rimangono ancora in ostaggio del gas e di una sciagurata politica energetica nazionale che ci ha già messo in seria difficoltà negli scorsi anni.

I piccoli impianti fotovoltaici invece costituiscono l’ossatura principale di quella generazione distribuita che trasforma la rete elettrica verso un modello più flessibile e democratico dove ciascuno può essere produttore di una parte dell’energia che consuma, mettendosi al riparo da aumenti dei prezzi e da speculazioni come quella che due anni fa ha fatto esplodere le bollette. Oppure come quelle di cui si rendono responsabili periodicamente alcune società del settore energetico. Solo un anno fa l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sanzionava alcuni big player con questa motivazione: “Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia hanno inviato agli utenti lettere con le quali inducevano ad accettare modifiche dei prezzi nel periodo citato, con conseguenti incrementi delle bollette per i loro clienti”. In particolare, Enel ed Eni erano state sanzionate per 10 e 5 milioni di euro.

Si comprende quindi come il tema delle bollette sia diventato sensibile e anche urticante per tanti cittadini italiani.

La riduzione della detrazione fiscale per il fotovoltaico residenziale rappresenta quindi una scelta controproducente per il Paese, anche se è facile comprendere da quali motivazioni possa nascere. L’impatto del Superbonus sui conti dello Stato ha alzato la soglia d’attenzione verso questi provvedimenti. Ma c’è una differenza sostanziale tra una detrazione del 110% e una del 50%. Nella prima il “tutto gratis” ha favorito spreco e speculazioni, nel secondo caso il privato ha tutto l’interesse a interventi ben dimensionati e con un prezzo congruo.

Inoltre, le detrazioni del 50% e del 65% hanno favorito l’emergere di una parte del “nero” nel settore dell’edilizia e dell’impiantistica.

Per tutti questi motivi, il passaggio dal 50% al 36% della detrazione fiscale per gli impianti fotovoltaici è un errore che penalizza i cittadini e rafforza i big player delle fonti fossili che continueranno a governare il settore dell’energia a discapito delle nostre tasche (e della nostra libertà).

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