La notizia della morte di Paola Bonzi colpisce come una freccia al cuore. Lei c’era. Era una presenza vicaria che confortava la nostra trascuratezza. Non ci pensavamo spesso, ma quando appariva da qualche parte il suo nome, o in auto percorrevamo lenti via della Commenda ci si ricordava di lei. “Meno male che c’è e opera”, ci dicevamo e la dimenticavamo subito. Visibile e discreta mano di quel Nazareno che attraverso di lei carezzava le mamme in dubbio atroce, e il frutto mortale e immortale del loro ventre di donna, come quello della Madonna.



In via della Commenda, dove don Giussani balzò sui tre gradini del liceo Berchet, c’era, e c’è, il suo, proprio suo, Centro di Aiuto alla Vita, che Paola Bonzi insediò in ospedale, nella famosissima clinica ginecologica Mangiagalli di Milano, un po’ con l’irruenza magnifica di una cascata del Niagara, ma soprattutto con la dolcezza pervasiva delle primule di primavera e dei narcisi di montagna in autunno.



Lei era così. Un fantastico ossimoro. Era cieca e inondava di luce, vedeva la luce di Cristo anche sotto il nero del buio più disperante. Ella fronteggiava il “crimine abominevole” dell’aborto provocato, mostrando l’alternativa non utopica ma visibile nei suoi occhi, che non vedevano ma zampillavano gioia e speranza. Esattamente come il titolo del documento conciliare Gaudium et Spes, che formulava quella definizione perentoria e senza equivoci. Il male fatto non coincide con chi l’ha compiuto. Esiste lo spazio della Misericordia. Nessun odio, rancore, maledizione ma soccorso, amore e per colei che – nonostante il mare di bene proposto – era stata travolta dal “leone ruggente”, la possibilità senza se e senza ma di trovare un’amicizia redentrice.



Noi tutti abbiamo bisogno di questa amicizia redentrice! Paola era la nostra Madre Teresa. Non credo passerà molto tempo che la Chiesa la proporrà come esempio per tutti. Io che non conto niente, e sono anzi un niente bisognoso di essere trascinato fuori dal nulla che ci insidia tutti, comincio a chiedere la sua intercessione adesso.

Come ricorda Avvenire, in un bell’articolo di Antonella Mariani, amava ripetere che la sua luce era “ridare il sorriso alle mamme”. Era nata 76 anni fa, aveva perso la vista a poco più di vent’anni. È scomparsa ieri, venerdì sera, a Brindisi dopo breve malattia, mentre era in vacanza con il marito Luigi. Il Centro di Aiuto alla Vita ha salvato in 35 anni 22.633 bambini. In occasione dell’anniversario ha scritto il 29 luglio sul bollettino: “Non siamo solo invecchiati in questi anni, siamo diventati anche persone diverse che non possono più vivere solo per sé stesse e per la propria famiglia, ma che hanno acquisito la sensibilità di chi avvicina il dolore degli altri. L’avventura è stata meravigliosa e non può finire. La Vita è Amore. Restiamo insieme, continuando a pensare alla nostra missione, costruendo così il Futuro”. Che bello che una donna così abbia collaborato con ilsussidiario.net.