Chi è Paola Clemente, la donna a cui è dedicata la terza puntata de Le indagini di Lolita Lobosco 3

Paola Clemente è la donna a cui è dedicata la terza puntata de Le indagini di Lolita Lobosco 3 in onda oggi, lunedì 18 marzo, in prima serata su Raiuno. La donna è ricordata nel libro di Gabriella Genisi “Terrarossa“ che è anche il titolo della puntata odierna di Lolita Lobosco 3, ma chi è stata Paola Clemente? Paola è stata una bracciante agricola che, per anni, ha lavorato nei campi della Puglia. Aveva 49 anni e nel 2015 è venuta a mancare durante una delle caldi giornate estive. Era il 13 luglio del 2015 e sembrava un tranquillo lunedì di lavoro per Paola Clemente che, purtroppo, a causa del caldo asfissiante che colpì la Puglia quell’anno, non riuscì a sopravvivere.



Il contratto di Paola Clemente prevedeva turni di lavoro dalle ore 7 alle 13:30, dal lunedì al sabato. In realtà, Paola cominciava a lavorare alle 5.30, il tutto per tre euro all’ora. Turni massacranti anche sotto il sole che, quel tragico lunedì, non lasciarono scampo a Paolo che morì prima delle 8 accosciata sotto un albero mentre l’ambulanza sarebbe arrivata alle 8.30.



L’indagine sulla morte di Paola Clemente

A luglio del 2023, la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, e il segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, ha ricordato Paola Clemente in una nota ufficiale.

“Paola Clemente non c’è più da otto anni. Il suo ricordo vive ogni giorno nelle lotte della Cgil e della Flai in Puglia e in ogni parte d’Italia, in agricoltura come in tutti i settori, contro lo sfruttamento del lavoro e ogni forma di caporalato, praticato da pseudo imprenditori parassiti sociali che si nutrono della fatica di uomini e donne costrette da ricatto del reddito a lavorare in qualunque condizione. E che a volte pagano quella fatica e la totale assenza di rispetto delle regole al costo della vita. La tragica storia di Paola innerva la legge 199 contro lavoro nero e caporalato, ottenuta grazie alle battaglie del sindacato nel suo nome e che è ritenuta, dalla stessa magistratura, valido strumento di contrasto allo sfruttamento”.