Molti i nomi in gara e la lunga lista si è aperta con la vittoria di Paola Cortellesi per miglior attrice di commedia ai Nastri d’argento, grazie al suo “Ma cosa ci dice il cervello”, commedia dal sapore di quotidiano che vede rapportarsi la Cortellesi con la tendenza degli italiani a farsi andare bene un po’ tutto. Nei panni di Giovanna, la quale appare come un’anonima lavoratrice ministeriale per poi nascondere il vero lavoro di agente della Sicurezza Nazionale, per poi occuparsi dei problemi dei suoi vecchi amici del liceo, ha ricevuto il premio grazie alla performance del quarto film della coppia Milani – Cortellesi. Il film ha ricevuto una critica piuttosto amara e, a differenza del precedente “Come un gatto in tangenziale”, pare al momento non stia avendo gli stessi frutti. La Cortellesi ha comunque difeso il suo ruolo, avendolo riconosciuto in questo premio.



Paola Cortellesi, la sua bravura supera le critiche al film…

Stefano Fresi è stato un altro attore, oltre a Paola Cortellesi, di “Ma cosa ci dice il cervello” ha anche ricevuto la premiazione come miglior attore ai Nastri d’argento 2019. Nonostante la ricezione poco “accaldata” da parte della critica, i due premi ai suoi due attori protagonisti fanno ben capire il livello di recitazione all’interno del film. Non è certo una novità che pellicole dalle storie apparentemente poco interessanti o con dei difetti decisamente evidenti, vengano salvate dalla presenza di professionisti del settore. La Cortellesi è, proprio in questo, riconosciuta come “una grande attrice di commedia” che, tuttavia, secondo le recensioni sarebbe dovuta “prestarsi a ben altro”. Tuttavia, nonostante le critiche aspre, il premio è stato sicuramente una benedizione per il film che finora al botteghino ha incassato 10,1 milioni di euro e che rappresenta, nel suo nocciolo più interiore, il detto “Chi mena per primo, mena due volte”. Una commedia dal sapore di quotidiano, che tuttavia rappresenta, nella sua interezza, un messaggio diretto a quella popolazione che ultimamente viene considerata un po’ “bue” e “cafona”, ma che ha bisogno della sua rappresentazione cinematografica tanto quanto il resto. Si augura alla pellicola, alla Cortellesi, a Fresi e a Milani, una rivalutazione futura della pellicola che sicuramente merita, specie nel contesto sociale attuale.

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