E’ un’intervista piena di aneddoti inediti quella rilasciata da Paola De Micheli a Il Corriere della Sera. Il ministro delle Infrastrutture ha parlato del rapporto tra politica e vita privata. Il suo ruolo di madre, nella scala delle priorità, viene sempre prima di tutto: “Sono presente e innamoratissima. Qualche tempo fa dovevo partecipare a un grosso convegno a Palermo con il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e niente… all’ultimo ho annullato la mia presenza, perché era spuntata la recita scolastica di mio figlio. Non potevo mancare“. La De Micheli hai piedi ben saldati a terra: “Lo dico sempre: se proprio andasse male in politica tornerei ai campi. Sono tutt’ora in aspettativa come commerciale in una grande azienda agroalimentare italiana“. La sua specialità sono i pomodori: “Conservati. Sui concentrati non ho rivali al mondo“. Nella promessa di saper riconoscere un pomodoro italiano da uno cinese, la De Micheli racconta anche i suoi tre mesi da sola nella regione dello Xinjiang, la regione del Nord Ovest della Cina dove vivono gli uiguri: “Ricordo un viaggio in cuccetta al confine con il Kazakistan. Dovevo certificare un lotto di pomodori. Nello scompartimento ero l’unica donna. Temendo che mi aggredissero chiamavo mia madre col cellulare bisbigliando e dicevo il rosario“.
PAOLA DE MICHELI: “A 18 ANNI VOLEVO ENTRARE IN CONVENTO”
Il ricorso alle preghiere come retaggio di una fede coltivata in una famiglia molto cattolica: “Ho tre zii preti e due zie suore. A diciotto anni anch’io ho pensato di entrare in convento. Il parroco mi dissuase. Disse che se proprio volevo avrei dovuto fare la badessa“. La De Micheli parla della sua infanzia nel Piacentino: “Sono nata e cresciuta a Pontenure, dove abbiamo trentaquattro ettari di terra: pomodori, grano, mais… Qualche vacca. (…) So arare. A sei anni guidavo il trattore. Mio padre aveva anche un macello“. La sua famiglia non era ricca: “Papà aveva avuto un fallimento. Siamo stati poveri per molti anni. Fino ai miei diciotto ho indossato solo scarpe ereditate dalle cugine. Ho dovuto lottare per frequentare il liceo classico: i miei genitori mi volevano ragioniera in banca. Su Twitter qualcuno mi sfotte perché mi sono laureata solo a trent’anni. Mio padre è morto che ne avevo diciannove e io ho sempre lavorato tanto. Da ragazza ho trascorso ore e ore sui camion per consegnare i pomodori. Un giorno mi ammalai per la fatica: le gambe bloccate e la febbre a quaranta. Restai a casa e mandai mio fratello a prendere un film in Vhs. Tornò con Sabrina. L’ho visto nove volte“.
PAOLA DE MICHELI: “A 8 ANNI DISTRIBUIVO I SANTINI DELLA DC”
Paola De Micheli racconta anche i suoi particolari inizi nel mondo della politica: “Presto. A otto anni mia zia, che era la perpetua di Pontenure, mi mandava in giro a distribuire i santini dei candidati democristiani da votare. A 16 anni mi sono iscritta alla Dc“. Poi rivendica la connotazione di lettiana e bersaniana, e precisa: “Sono onorata di aver lavorato con persone così per bene. Quando sono diventata viceministro dell’Economia del governo Renzi alcuni giornalisti hanno scritto che ero diventata renziana. Ero lì in rappresentanza della minoranza. Andrea Orlando era ministro della Giustizia e nessuno si è mai permesso di dargli del renziano. Lo sa perché? In Italia ancora si pensa che le donne non siano in grado avere successo da sole e che abbiano bisogno dello sponsor maschile. La verità è che all’epoca ero vice-capogruppo vicario alla Camera e Renzi voleva mettere Ettore Rosato al posto mio. Ha presente? Promoveatur ut amoveatur“.