PAOLA EGONU LASCIA LA NAZIONALE, MA PER RULA JEBREAL È COLPA DEL GOVERNO DI DESTRA
La vittoria del Bronzo ai Mondiali di volley femminili non è riuscita a lenire la sconfitta patita dalla Nazionale in semifinale con il Brasile ma soprattutto ha visto “esplodere” il caso Paola Egonu con echi ben al di fuori dei contorni sportivi. In questo si è inserita la “lettura” fatta da diversi esponenti della sinistra culturale e politica in Italia – in primis la giornalista Rula Jebreal – che considerano le lacrime della miglior pallavolista al mondo, ancora 23enne, un “segno” del Governo “becero e razzista” della destra ancora tutto da formare. Riavvolgiamo un attimo il nastro e vediamo l’origine del “caos”: qualche errore di troppo nei punti decisivi e alcuni “rumors” di un atteggiamento fuori dal campo non sempre esemplare (ma sono solo voci per ora senza fondamento, ndr) hanno portato diverse critiche a Paola Egonu dopo la bruciante sconfitta contro il Brasile. L’Italvolley femminile, capace di vincere gli Europei e la Nations League, non è riuscito ad imporsi in Olimpiade e Mondiali e da qui sono partite le possibili ricostruzioni sul prossimo futuro dove il ct Davide Mazzanti e la leader Paola Egonu potessero anche essere esclusi clamorosamente dopo questi Campionati del Mondo.
«Mi hanno chiesto anche se sono italiana… Questa è la mia ultima partita in nazionale, sono stanca», è invece lo sfogo intercettato da un video dopo Italia-Usa (che è valsa la medaglia di bronzo, ndr) con Paola Egonu in lacrime con il suo procuratore. Nelle successive interviste è la stessa fenomeno del volley mondiale a chiarire il perché di questi “attacchi” ricevuti: «Sempre un onore portare addosso la maglia Azzurra, vorrei però tanto avere un’estate libera per riposare come persona, per la mia testa. Non voglio togliere meriti alle mie compagne, ma ogni volta a essere presa di mira sono sempre io e si va a vedere come io ho sbagliato e come avrei potuto fare meglio», ha spiegato a Sky, aggiungendo «Non so quando sia iniziato tutto questo, ovviamente è una cosa bellissima perché me ne assumo il peso e da, quando sono arrivata in Nazionale, un bel risultato l’abbiamo sempre fatto. Quando però avviene il lato negativo e si perde, le critiche ricadono anzitutto su di me. Fa male essere attaccata, anche perché ci metto sempre il cuore e non ho mai mancato di rispetto. Mi fa ridere pensare di aver letto persone che mi hanno chiesto perché sono italiana e mi chiedo come mai devo rappresentare gente del genere. Mi viene da chiedere, specie ai giornalisti, cosa pensano quando scrivono certe cose e al signor Pasini – giornalista de La Gazzetta dello Sport, ndr – cosa pensasse quando ha scritto che io non meritavo questa Nazionale». Ecco dunque arrivare al tweet della giornalista Rula Jebreal, tra le più critiche da anni dei partiti di Centrodestra in Italia: «Dopo che il governo di estrema destra non ha confermato un razzista (che sosteneva i neonazisti) come speaker della casa… l’eroe sportivo italiano Paola Egonu ha lasciato la Nazionale spiegando in lacrime che la sua decisione è stata guidata dal razzismo».
PAOLA EGONU, L’OSSESSIONE DELLA SINISTRA E IL TWEET SBAGLIATO DI ENRICO LETTA
Con Rula Jebreal, larga parte del mondo culturale, sportivo e politico “vicino” alla sinistra ha preso le difese di Paola Egonu lanciando a più riprese il nesso causale (tutto da dimostrare) sul razzismo contro la pallavolista e l’ascesa del prossimo Governo Meloni. Al netto del fatto che ancora l’incarico per formare l’esecutivo al Centrodestra non è giunto, il “nodo” della questione resta sempre lo stesso: il razzismo tra fatti veri (i beceri insulti social contro Paola Egonu come purtroppo anche contro tanti altri atleti/atlete azzurri/e per il solo colore della pelle) e strumentalizzazioni, una linea sottilissima che spesso viene prevaricata. Intendiamoci, gli insulti e le critiche a Paola Egonu per il solo essere una 23enne italiana di colore sono indegni a qualsiasi latitudine; di contro, le critiche sportive e alcune indiscrezioni-retroscena non sempre vanno viste con l’occhio ottuso della strumentalizzazione.
Lo spiega il giornalista de “Il Foglio” Giuseppe Pastore, notoriamente tutt’altro che un “ultras della destra” (come li definisce Rula Jebreal, ndr): «Fa bene? Fa male? Fa la drama queen? Siamo certi che si comporti sempre da impeccabile professionista, rispettosa dei fragili equilibri di spogliatoio? E comunque, anche se fosse? E’ una ragazza di 23 anni che sta sotto i riflettori da quando ne ha 19 – e la cosa non le dispiace», scrive sui social aggiungendo subito dopo come «Non c’è dubbio che da che è famosa, sia stata bersagliata a ripetizione dal veleno idiota del razzismo. Ma ricondurre ogni suo malumore al razzismo, al colore della pelle, ai suoi gusti sessuali mi sembra in egual misura sia pigro che volgare». Bisogna insomma chiarirsi: Paola Egonu è attaccata perché nera? Qui va stigmatizzato tutto e va difesa senza se e senza ma; è attaccata per questioni sportive o disciplinari? Qui cambierebbe tutto, dimostrando un altro “razzismo” nel considerare attacchi “ad alcuni” più gravi di attacchi “ad altri”. Svelando ovvero una certa ossessione della sinistra nel ricondurre ogni possibile argomento “sul razzismo” ad occasione per attaccare il centrodestra. Da anni lo stress e il carico di responsabilità a cui è sottoposta Paola Egonu è certamente sotto gli occhi di tutti: scambiare però ogni attacco come una questione solo razzista ci sembra, con tutto il rispetto, un po’ riduttivo. Da ultimo ci aggiungiamo che spesso si discute di questioni e casi senza neanche bene conoscere i contorni della vicenda: come dimostra l’incauto tweet, poi prontamente sostituito, in cui il segretario Pd Enrico Letta prende difesa di Egonu “contro il razzismo”. Peccato che lo fa sbagliando il nome e mandando in tendenza l’errato hashtag “#PaolaEnogu”.