La pallavolista della Nazionale Italiana Paola Egonu si è unita alla scia di querele contro il generale Roberto Vannacci, appellandosi anche lei al contestatissimo libro ‘Il mondo al contrario’. La querela, concretamente, non è cosa nuova, perché era già stata presentata dopo l’uscita del libro, solo che il pubblico ministero decise di archiviarla, portando la pallavolista ad impugnare la sentenza. Ora si attende il parere del GUP sulla querela di Paola Egonu a Roberto Vannacci, che potrà decidere per l’apertura del processo o una nuova archiviazione. L’ipotesi è di diffamazione aggravata, ma non si escludono ipotesi di reato collegate anche al codice morale militare che il generale dovrebbe rispettare.
Paola Egonu querela Roberto Vannacci: il generale rischia un anno e sei mesi
Il pomo della discordia tra Paola Egonu e il generale Roberto Vannacci risiede, appunto, nel libro ‘Il mondo al contrario‘, nel quale lui sottolinea che “anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità“. A presentare l’esposto originale fu Luca Comellini, maresciallo in congedo dell’aeronautica e al vertice del Sindacato dei militari, secondo il quale la parole sulla pallavolista potrebbero essere coerenti con il reato di ‘istigazione ai militari a violare le leggi‘, coerentemente con il fatto che nelle forze armate prestano servizio molti italiani di etnie diverse.
Se l’esposto di Paola Egonu contro Roberto Vannacci venisse accolto, rischierebbe una condanna ad un anno e sei mesi di carcere, più una multa fino a 6mila euro, con l’ipotesi principale di diffamazione aggravata. Questo esposto, peraltro, segue le indagini e inchieste già aperte contro il generale, indagato per la spese sostenute durante il servizio a Mosca, oltre che per istigazione all’odio razziale, aperte rispettivamente dalla magistratura contabile con la procura militare e dalla procura di Roma. Sempre su Paola Egonu, inoltre, il generale Roberto Vannacci, dopo le critiche per il libro, si ‘difese’ sottolineando che “quando vedo una persona che ha la pelle scura non la identifico immediatamente come appartenente all’etnia italiana non perché sono razzista ma perché da 8mila anni l’italiano stereotipato è bianco“.