Non ci sta Paola Ferrari, e dopo la sconfitta in primo grado contro Mino Raiola, che la stessa conduttrice di casa Rai aveva portato in tribunale accusandolo di diffamazione, lo stesso volto noto della tv ha annunciato di essere pronta a ricorrere in appello. “Sono della linea che le sentenze vanno accettate – commenta la stessa Paola Ferrari riferendosi a quanto deciso dal tribunale di Roma, parole riportate dai colleghi di Today – ma ricorrerò comunque in appello: è stato gravissimo che Carmine Raiola abbia convocato una conferenza con tutti i giornali ed emittenti, nella quale ha fatto un attacco preciso a una critica che avevo espresso con toni non volgari”. La conduttrice, attualmente impegnata su Rai Uno con il programma Euro2020, ha aggiunto: “Questa offesa è stata ripetuta più volte (riferendosi al fatto che Raiola l’ha mandata a fan*ulo durante la conferenza stampa ndr). E oltre alla parolaccia reiterata, c’è il fatto di denigrare una giornalista che lavora da 18 anni e che esercita il suo dovere di critica. Non si può permettere di essere insultati anche attraverso i mezzi di stampa, come concetto e come precedente”.
E ancora: “Questa decisione del giudice si è trattato di un generale fenomeno di impoverimento del linguaggio e del costume, ancora non fa giurisprudenza, dato che ricorrerò in appello. Ma da domani, se la sentenza fosse confermata, tutti potrebbero offendere liberamente. E anche indire una conferenza al fine di insultare”. Paola Ferrari è storicamente schierata verso il centrodestra, e secondo le malelingue il colore politico potrebbe aver inciso: “Se sulla sentenza sia pesata la mia simpatia verso la destra? Non faccio della dietrologia – continua ancora la giornalista che poi ribadisce – il mio lavoro non contempla ragionamenti di questo tipo. Rispetto la decisione del giudice anche se ricorrerò in appello. Così come rispetto, in questo senso, l’opinione di un quotidiano autorevole come Libero. Si è parlato molto di magistratura politicizzata ma questo non mi interessa, perché per me la magistratura è un faro di riferimento assoluto. In ogni caso penso che il ministro della Giustizia dovrebbe trovare un minuto per riflettere sul ruolo del giornalismo e sul fatto che si possano esprimere delle critiche. E’ grave insultare chiunque, ma il giornalista ha un ruolo più esposto nel suo esercizio del dovere di critica e allora bisogna tutelarlo”. La battaglia fra Paola Ferrari e Mino Raiola sembrerebbe quindi essere appena iniziata… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PAOLA FERRARI PERDE CAUSA CONTRO MINO RAIOLA: “VAFFAN*ULO NON LEDE LA REPUTAZIONE”
Paola Ferrari ha perso la causa contro Mino Raiola ed è stata costretta dal tribunale di Roma a pagare le spese processuali sostenute dal noto procuratore. La nota giornalista sportiva, in tv in queste settimane per la diretta Rai degli Europei di calcio 2020, aveva citato il famoso agente di calciatori accusandolo di diffamazione dopo alcune dichiarazioni ai suoi danni. Tutto successe a giugno del 2017, quando Paola Ferrari aveva commentato sui social le vicende riguardanti il rinnovo del contratto di Donnarumma: quattro anni fa ci fu un lungo tira e molla fra il guardiano oggi del Paris Saint Germain e il diavolo, e la giornalista di casa Rai, stizzita, commentò: «Donnarumma non dovrebbe indossare la maglia della Nazionale per un anno», per poi aggiungere «Codice Etico? Quale peggior esempio di chi tradisce per i soldi?», e ancora «Chi indossa la maglia della Nazionale deve essere un esempio per i giovani e lui non lo è più».
Cinguettii che non erano piaciuti a Raiola, che due giorni dopo i tweet, attraverso una conferenza stampa, aveva replicato a muso duro: «Ho sentito una giornalista importante della Rai dire che Gigi dovrebbe essere tolto dalla Nazionale per un codigo (sic!) etico, perché si è venduto per soldi, una signora che ha sposato una persona che gestisce uno dei fondi… hedge fund più grandi del mondo».
PAOLA FERRARI VS MINO RAIOLA: LE MOTIVAZIONI DEL GIUDICE
Il riferimento era al marito di Paola Ferrari, Marco De Benedetti, imprenditore è corresponsabile del fondo di investimenti Carlyle, che secondo Raiola è un uomo che «si sveglia la mattina e pensa ai soldi, va a letto e pensa ai soldi». E ancora: «Perciò io mi incaz*o con quella Paola. Porca put*ana, come caz*o ti permetti di dire codigo etico. Tu? Codigo Etico? Ma vattene a fare in c*lo tu e tutto Carlyle». Per queste parole la giornalista aveva portato Raiola in tribunale, ma la giudice Valeria Chirico ha rigettato la richiesta di risarcimento da parte della giornalista, non ritenendo «le dichiarazioni in questione una condotta diffamatoria».
In merito alle parole colorite usate dall’agente, la giudice specifica che «“ma vattene a fare in culo” non costituisce condotta idonea a ledere la reputazione», ma rientra tra quelle «espressioni che, pur volgari, nel contesto di un generale fenomeno di impoverimento del linguaggio e del costume, sonodiventate di uso comune», assumendo altri significati: «“vaffanculo” viene impiegata nel senso di “non infastidirmi”, “lasciami in pace”» cosicché il Vaffa di Raiola sarebbe servito solo «a porre fine alla querelle, sia pur con maleducata insofferenza».