La scrittrice Paola Mastrocola è stata intervistata nella serata di ieri dal programma di RaiNews24, E’ già domani. Nell’occasione l’autorevole voce ha detto la sua sulla pandemia di covid ed in particolare sui vaccini anti coronavirus. Nelle ultime settimane la campagna di vaccinazione ha subito una forte spinta a seguito del nuovo aumento dei contagi e della comparsa della variante Omicron, ma restano ancora sei milioni di persone che non intendono vaccinarsi e che probabilmente non lo faranno mai.
A riguardo Paola Mastrocola ha spiegato, appellandosi all’obbligo del siero contro il virus: “L’obbligo mi rasserenerebbe molto e farebbe lo stesso con la maggioranza della gente, ci toglie il problema della libertà, saremmo tutti più sereni. Questa non è una vera libertà, ci dà l’illusione che lo sia, molti si prendono la libertà di trasgredire, quindi io non lo vedrei male l’obbligo”. Paola Mastracola, che fino a pochi anni fa faceva anche l’insegnante, ha spesso e volentieri detto la sua sulla pandemia di covid, sempre in maniera molto garbata e professionale, come quando nell’estate del 2020, durante un’intervista al quotidiano torinese La Stampa, espresse il suo punto di vista sulla didattica a distanza, a poche settimane dalla chiusura del primo anno scolastico in Dad: “Dove lasceremo i nostri figli, e a chi? – si domandava la scrittrice un anno e mezzo fa di questi tempi – io aggiungerei una domanda: come faremo a non perdere la ricchezza ineguagliabile di una lezione dal vivo?”.
PAOLA MASTROCOLA, DALL’OBBLIGO VACCINALE AL FALLIMENTO DELLA SCUOLA PROGRESSISTA
Lo scorso mese di novembre, invece, Paola Mastrocola aveva parlato con Io Donna, commentando l’uscita del suo ultimo libro “Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza”: “Siamo al punto d’arrivo di un processo iniziato vent’anni fa – disse riferendosi proprio alla scuola progressista – che ha portato a un’impreparazione sempre più grave. Quando entrano al liceo, i ragazzi – parlo della mia esperienza – non sanno scrivere, né tenere un discorso complesso. Se in prima superiore devo fermarmi a spiegare la differenza tra il “che” congiunzione e il “che” pronome relativo non ci siamo. Abbiamo smantellato la scuola del sapere, non la vogliamo proprio più”.