Paola Ortolan, giudice del Tribunale dei Minori di Milano, ospite di “Unomattina” racconta come è nata la sua passione per il diritto di famiglia: “Avevo chiesto già a Caltanissetta di occuparmi dei reati contro la famiglia. Io pensavo di potermi occupare di diritto di famiglia; è un diritto che vede tanto le relazioni tra persone perché per carattere e doti personali mi sentivo più propensa a questo genere di lavoro, che non è amatissimo perché chi ama il diritto puro, ama un altro tipo di diritto”.
Oggi Paola Ortolan è giudice presso il tribunale dei minori di Milano: “La famiglia e il diritto di famiglia della sezione ordinaria ti mettono a contatto con la conflittualità coniugale e con i genitori che hanno rapporti conflittuali con i propri figli ma che scelgono di andare dal giudice, mentre il tribunale per i minorenni si occupa dei bambini e dei ragazzi su impulso del pubblico ministero, quando i bambini sono in una situazione di grave pregiudizio. È diverso lo sguardo che hai sui figli. Il tribunale per i minorenni lambisce, tocca tutte le fragilità più profonde”.
Paola Ortolan: “Orfani di femminicidio subiscono le conseguenze per tutta la vita”
Paola Ortolan, ospite di “Unomattina”, parla anche degli “orfani di femminicidio“, quei bambini che si trovano senza mamma per mano del padre assassino: “Il loro dolore, il loro trauma, è superiore al trauma di qualunque altro ragazzo. Questo evento terribile, credo che non riusciamo ancora a comprenderlo, perché sarà un segno indelebile, che può solo venire accompagnato più che curato. Inoltre rompe, non soltanto la loro relazione con il genitore ucciso, ma anche con l’altro genitore che uccide e subisce le conseguenze del carcere. E allo stesso modo rompe le relazioni con gli altri familiari che o si schierano, o subiscono le conseguenze dell’omicidio. È un tema del quale ancora parliamo troppo poco”.