Dopo l’incidente stradale di 26 anni fa, per Paola Turci il 15 di agosto è il suo secondo compleanno. “Ero incazzata nera. – ha raccontato la cantante a Vanity Fair, spiegando gli attimi prima dell’incidente – Guidavo sulla Salerno – Reggio Calabria, dovevo caricare il cellulare, mi sono distratta dalla strada e subito dopo è stato troppo tardi. Ci sono voluti anni perché ammettessi la debolezza, smettessi di fare finta, mi dicessi “mi amerò lo stesso”. Mi dicevano: “Sei fortissima, sei bravissima. Come fai? Che coraggio!”. Reagivo isterica: “Sì, sì, sono tranquilla”. Quando invece non lo ero per niente. Ancora meno sotto le mani dei chirurghi estetici. Nei Ferragosti successivi, ho sempre brindato. Da allora, il 15 agosto è il mio secondo compleanno”. Per lei lo specchio era un vero tabù: “In ospedale ce n’era uno, ma per 15 giorni non mi sono voluta guardare. Neanche fasciata. Poi quando mi hanno tolto le bende, l’ho fatto piano, pezzettino dopo pezzettino. Sapevo che ero un disastro: la cucitura, l’occhio “ballerino”, il sopracciglio falciato. Le croste, le abrasioni, la deformazione. Oggi quando mi specchio, se sono stanca o dormo un’ora in meno, il bianco intorno all’iride diventa rosso. Ma io e quella lì riflessa abbiamo firmato un armistizio”.
Paola Turci, il video dopo 26 anni dall’incidente stradale
Oggi, a distanza di 26 anni, Paola Turchi festeggia ancora la vita, lontana dalla paura e da ciò che l’incidente le ha provocato. Posta un video per l’occasione: “Ho imparato a brindare alle porte che si chiudono, – esordisce con il filmato postato su Instagram – alle strade che s’interrompono, alle storie che si concludono, perché è alla fine delle cose che si annidano i nuovi inizi e ricomincia tutto. È questa l’arte di ricominciare, l’arte di ricominciare”. E sempre su Vanity Fair, nel 2017 in merito a ciò, raccontava anche: “Rivedersi in Tv? Ancora oggi a tratti non riesco a farlo con serenità. Ma è per via dell’occhio, soltanto di quello, che è “abbottonato”, e mi deforma l’espressione. Nessuno lo nota, me ne accorgo solo io, però me ne accorgo eccome… ma va bene così. Lì ci sono tutta io: è il mio viso”. E la cicatrice è ancora lì anche se “ormai mi dimentico se è a destra o a sinistra. A volte non penso neanche più a coprirmela, così la gente finalmente la vede. Perché non mi fa più neanche soffrire. Perché anzi la ringrazio: senza quella, forse sarei rimasta una normale”.